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CAPITOLO III.
Germania, i Saracini nel mezzodì d'Italia. La restorazione imperiale sveva, a cui corre parallela la restorazione dell'autorità reale in Francia, condotta molto innanzi, specialmente per opera di Filippo Augusto (1180-1223), ass; tette ed aiutò 1'opera delle Crocate, continuazione ed esagerazione della guerra di Carlo Magno contro gl'infedeli.
E qual compito analogo spettava alla grande unità politica che veniva ristorata nel cinquecento? 0 quale fu anzi il fine, o uno dei fini, per cui era strettamente necessaria quella restorazione d' una grande unità politica europea '? — Era la lotta contro i Mussulmani, ora più minacciosi che mai.
Padroni di Costantinopoli fino dal 1453, erano già corsi fino all'Isonzo, e nel 1481 aveano preso e saccheggiato Otranto: già coprivano il Mediterraneo delle loro flotte. L'Italia era il paese più direttamente esposto ai loro eolpi, era il paese che per ragioni di ricchezza e per il fanalino religioso più li doveva allettare. D' altra parte l'Italia era il paese meno preparato ad opporre una seria resistenza. Dopo 1 Italia, erano minaeciat i paesi danubiani, era minaeeiata la Spagna : e poiché questi due paesi aveano spiriti più bellicosi che non l'Italia, era naturale eh' essi sottentrasscro a noi nella lotta, facessero le nostre parti e godessero anehe i frutti della vittoria. Le sorti dell'Italia, rieca e eulta, ma fiacea e divisa e incapace di unirsi, erano immutabili: o cadere irl balìa dei Turehi e seguire il destino della Grecia; o cadere in balìa di chi la difendesse dal brutale servaggio. Il suo eollegamcnto con Spagna ed Impero era necessariamente voluto, non solo per quelle tendenze generali di questa età agli ag-glomeramcnti politici di cui abbiamo già detto, ma anche per isfuggire al danno ben peggiore di diventare un pascialato ottomano (1).
,iuale fosse in Italia il fiacco sentimento della folla su questo pericolo, lo espresse maravigliosamente il Machiavelli in poehe fras. della Mandragora: u Una donna. — Credete voi che il Turco passi quest' anno in Italia ? u Fra Timoteo. — Se voi non fate orazione, sì (2) n. Ma i migliori di tempo in tempo vedevano giusto, e apertamente lo dicevano. Nel 1513, Francesco Vettori, scrivendo a Niccolò Machiavelli, che fremeva ozioso a S. Casciano, dopo aver d scorso delle condizioni d'Italia e d'Europa in quei giorni, prosegue : u Noi andiamo girandolando fra i Cristiani, e lasciamo daccanto n il Turco, il quale fia quello che, mentre questi principi trattano aceordi, farà » qualche cosa ehe ora pochi vi pensano. Eg] bisogna che sia uomo di guerra » e capitano per eccellenza. Vedesi che ha posto il fine suo nel regnare ; la for-n tuna gli è favorevole, ha soldati tenuu seco in fazione, ha danari assai, ha paese grandissimo, non ha ostacolo alcuno, ha congiunzione con il Tartaro; in n modo che non mi farci meraviglia che, avanti passasse un anno, egL avesse » dato a questa Italia una grande bastonata, e facesse uscire di passo questi » preti: sopra di che non voglio dir altro per ora n (3).
Questa grande u bastonata» all'Italia minacciava di darla Sclim I, il conquistatore dell'Egitto e della Siria: e 1' Occidente se ne commosse. Neil' ottobre del 1517, Leone X pubblicò la Crociata e avviò trattat re per mandarla ad effetto con tutti i regnanti d'Europa: 1' Allemagna e 1' Ungheria doveano combattere sul Danubio; le forze franco!,*, svizzere e italiane avrebbero salpato da Br' Ldisi e liberata la Greeia; Inghilterra, Spagna e Portogallo doveano portare le loro armi in Afriea. Ma 1' anno seguente, alla dieta d'Augusta, la quistione della Crociata s'intralciava con quella, nata allora, di Lutero: e gli animi e le forze si dividono. Poi Francesco I e Carlo, piuttosto che la corona di Costan-
(1) Ofr. Burckhardt, I, 29, che cita una simile opinione del Itanke : Gc.schichte der romanischcn Vòlher.
(2) Atto III, Siena III.
(3) Niccolò Machiavelli, Opere complete, Milano, 1850; voi. II, p. 5G9.