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Storia della Letteratura Italiana nel Secolo XVI

U.A. Canello
Francesco Vallardi Milano, 1880, pagine 327

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   LA VITA POLITICA ITALIANA DEL CINQUECENTO. Il
   tinopoli, amano disputarsi per ora quella d' Aquisgiana. Nel 1520 muore il terribile Selim, e la trepidazione e l'entusiasmo sono presto svaniti.
   Se non che il grande Solimano (1520-1565) nel 1521 prende Belgrado, e l'anno dopo Rodi, difesa strenuamente ma invano dai cavalieri di S. Giovanni: e il pericolo si mostra più grave che mai. Dopo la v storia di Pavia (1525), Carlo V si prostra dinanzi a una Madonna e giura, poiché ora è liberato dal competitore francese, di liberare Costantinopoli c Gerusalemme (1). Ma gli Ottoman trovano un fido alleato nella Francia desiderosa di vendetta ; nò le condizioni d'Italia e di Germania per allora son tali da confortar Carlo all'impresa.
   Domata l'Italia, c accomodati i litigi religioi de' Tedeschi nella pace di Norimberga (13 luglio 1532), una guerra a oltranza è preparata contro Solimano, che già più volte s'era presentato sotto le mura di Vienna. Un grosso esercito, in cui figuravano ben ottantamila sulda d'Italia, costringe gli Ottomani a ritirarsi : e la ritirata si sarebbe potuta mutare in fuga, se gì' Impellali fossero stati d'accordo. Ma i Tedeschi rifiutano di combattere in Ungheria; i fanti italiani s' ammutinano: e i Italia c'è bisogno d'armi contro i maneggi di Francia e Inghilterra (2).
   Il momento più bello c importante nella carriera di Carlo V fu la spedizione contro Tunisi, alla testa d'una flotta italo-spagnola (1535). Presa la Goletta (15 luglio), egli pensa di condurre al termine la guerra contro gli infedeli e di far vela su Costantinopoli. Scende festeggiato in Italia ; ma intanto scoppia nuova guerra con Francia, per la successione ci Milano : e l'impresa d' Oriente viene abbandonata.
   Nel 1538 una lega è stretta fra l'imperatore, il re de' Romani, Venezia e il papa, per rinnovare la guerra ai Turchi: ma 1' mperatore, minacciato dai protestanti, si pac fica con Francia, che gli procura un accordo con So mano, e lascia sola ali impresa Venezia, che nel 1540 è costretta a comperar la pace colla cessione di Nauplia e Malvasia.
   Tutte le volte che un grande pericolo minaccia, gli stati che difendono dalla Spagna e dall'Impero sono pronti ad accorrere ; ma non c' è fra loro tanta coerenza che basti per abbattere il comune nemico. Nel 1566 Sol'mano vuol coronare gloriosamente la sua vita colla conquista dell'Ungheria. Ma ivi accorrono i soldati dell'Impero, di Spagna, d'Italia: tra questi ultimi, anche Alfonso II d'Este, alla corte del quale era già allora il cantore della Crociata contro il u fiero Trace ». E l'Ungheria è salva. Nel 1570 Selim II assalta Cipro; ma i Veneziani vi sono soccors dal papa, da Toscana, da Genova, da Spagna: il 7 ottobre 1571 si vince a Lepanto, e tutta la cristianità è in festa. Tuttavia la vittoria non rende alcun frutto: Venezia perde Cipro, e tre anni dopo la Spagna cede Tunisi. Neil' Lsieme però l'Europa era ormai protetta contro le invasioni ottomane: c'era in essa un' unità di movimenti po] tici che la rassicurava : e le armi stesse, educate nei cimenti della prima metà del secolo, erano forte guarentigia. La lotta dell' Europa cristiana, ad onta di singole disfatte e di notevoli perd^e, era nel complesso riuscita vittoriosa. S' era combattuto per resp Lgore l'invasione, e l'invasione era stata respinta: l'Italia, al principiare del secolo, era seriamente minacciata di cadere in balìa degli Ottomani ; verso la metà nulla più aveva a temere, se non le solue ] .rateile, contro le quali già co min vavano a difendersi i nostri principi, armando per terra e per mare.
   Qual è dunque (noi domandiamo ora alfine), qual è nel suo complesso, nella sua interezza., l'idealità politica attuatasi nell'Italia e nell'Europa del cinquecento? È l'idealità d'una grande unificazione, la quale scolora necessariamente ogni carattere nazionale de popoli che vi sono accolti o costretti; unificazione che ha
   (1) De Leva, II, 250.
   (2) De Leva, III, 82-3.