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CAPITOLO III.
anehe tutto il secolo XVI ; età che può far sue le celebri parole di monsignor Della Casa: puer peccavi, accusant senem. Il momento del massimo disordine morale, necessario fenomeno dell'innovarsi precipitoso di tutto il mondo ideale, eade veramente sullo scoreio del secolo dccimoquinto. Ivi, infatti, incontriamo, un dopo l'altro, sulla sedia pontificale Sisto IV, Innocenzo VIII e Alessandro VI, tre pontefici che difficilmente trovano riscontro nella storia. E che la corruzione non fosse allora soltanto ne' capi, ma si estendesse anche alle membra, possiamo rilevarlo dalla singolare eostituzione di Pio II, rinnovata da Innocenzo Vili, colla quale si vietava ai preti di tener macello, albergo, bettola, casa di giuoco, postribolo, o di far da mezzani per danaro (1). Papa Alessandro, circondato dalla Vannozza, dalla Giulia Earnese, dalle cortigiane venute d'Aragona, dal figliuolo Cesare, dalla nuora Sancia, dalla figlia Lucrezia, segna veramente il culmine di questo pervertimento, e ee lo mostra in quella elasse di mondo che sta di mezzo tra l'entusiastico umanista e il rozzo eredente.
Ma non si dimentichi che Alessandro moriva (1503) tra l'oseeratàone universale dei più, i quali credevano aver egli patteggiata l'anima col diavolo (2). Cesare Borgia, appena la sua fortuna deelina, si trova abbandonato e disprezzato da tutti ; Lucrezia, passata alla vita più tranquilla di Ferrara, diventa dapprima un'ottima moglie, poi si dà anehe all'ascetismo. E nel 1550 un D. Francesco Borgia, nipote del Valentino, si fa gesuita, è generale della Società nel 1565: e fu poi ascritto al numero dei santi (3). Papa Giulio II, ehe dopo il breve pontificato di Pio III, sueeedeva al Borgia, eheccliè si possa dire della sua vita anteriore, segna già chiaramente, nell'ordine morale, una reazione. A Leone X si può rimproverare molta lassezza e leggerezza; ma nulla che arieggi i fatti borgiani. La reazione diventa acuta sotto Adriano VI, per rilassarsi alquanto sotto Clemente VII, la cui vita privata, come papa, non ha nulla di scandaloso. Nel 1524, l'Aretino, per aver composto i famosi sedici sonetti a illustrazione dei cartoni osceni di Giuli > Romano, è costretto a esulare da Roma: e l'anno innanzi v'era stato imprigionato Mare'-. Antonio Raimondi bolognese, incisore delle figure. Il sacco e le stragi del 1527 parevano a tutti un segno dell'ira celeste, un invito a penitenza: e il Sadoleto scriveva a Clemente VII: u Se eoi nostro dolore noi diamo una dovuta soddisfazione » allo sdegno e alla giiHtizia di Dio, se queste terribili punizioni ci aprono la » via a migliorare le nostre leggi e costumi noi forse potremo dire che la nostra n sventura non fu la maggiore che ci potesse eogliere... Di eiò che ò di Dio » abbia eura Dio stesso: ma noi abbiamo dinanzi una via di miglioramento, dalla » quale nessuna violenza potrà farci deviare: volgiamo adunque i nostri pensieri n e le nostre azioni all'unico fine di cereare il vero splendore del sacerdozio e la n vera grandezza e potenza in Dio solo (4) ».
Tutti cominciano a sentirsi stanchi di quel disordine morale, i eui effetti paurosi ora davano nell'occhio. Tutti i capricci, tutti gli ardori di questa florida rinascenza italiana ^ erano sfogati: ora cominciava a fars. vivo il bisogno del raecoglimento e della calma per provvedere al malfatto. Un tentativo di riforma e di reazione contro la corrotta eorte romana era fallito al Savonarola in Firenze, forse irchò prematuro; ma ora l'idea d? una riforma Si viene sempre più insi-nuan o anche nelle menti . ^aliane, e Gennai , a il gran moto è scoppiato io dal 1519. Là, all'offeso senso morale s'aggiungeva l'offeso senso nazionale, che reagiva contro l'avaro e corrotto romanesimo; ma anche in Italia s'era già pensato ai rimedi Un ccnc.lio era stato minacciato ad Alessandro; un altro, ma con pre-, valenza di ino .vi politici, era stato iniziato contro Giulio II. Sotto .1 pontificato
(1) Cantù, III, 145.
(2) Gregorovius, p. 275, ov'è riferita su questo proposito una curiosa lettera de1, marchese Francesco di Mantova alla moglie Isabella.
(3) Gregorovius, pag. 343 seg.
(4) Lettei-a al papa, dr. Carpentras, 1 sett. 1527. Cfr. Burckhardt, I, 103.