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CAPITOLO III.
prima: e la direzione degli spiriti, la signoria delle coscienze ricadde al vecchio signore, a Roma. Tutto ciò, mentre fra gli acuti spasimi della lotta intcriore, della lotta fra le risorte idee umano-pagane e il rinascere dell'idea cristiana, l'uomo di genio proseguiva la sua ricerca d'ideali e d'idee, e andava a finire o nell'ospitale de' pazzi con Torquato Tasso , o sul rogo dell' inquisizione con Giordano Bruno.
Per tal modo, sul cadere del secolo dccimosesto tutte le conquiste della ragione umana, compiute negl'impeti del rinascimento, parvero perdute: la ristorazione fu creduta completa.
Ma nessun moto nella vita delle nazioni e dell'umanità, va perduto : anche il moto intellettuale, come quello dei corpi, può trasformarsi e divenire calore latente, che a suo tempo si tradurrà in altro moto. Quel primo slancio animoso verso il mondo pagano, verso il mondo della ragione, sopraffatto e represso ora dalla reazione dei più, dall'inerzia della grande massa, non va distrutto, ma si nasconde, s'insinua per vie misteriose, si trasforma, opera più lento, ma insieme più sicuro. Se l'inquisizione vieta ora co' roghi di tentare addirittura il gran problema della vita, gli studiosi si rivolgono con loro vantaggio ai problemi sccondarii: lasciata la sintesi precipitosa, tentano e ricercano l'uomo e l'universo nei loro particolari, fanno le analisi minute, che permetteranno più tardi d'inalzare tal sintesi filosofica, contro la quale sia vana ogni rcazion religiosa. Nò poi la Chiesa catiolica co'suoi dogmi usciva immutata dalla gran crisi: l'influenza del lungo contatto colle idee pagane si vide nelle sue stesso riforme; anche la Chiesa, dietro il tipo imperiale romano, mirò a rassodare la propria autorità: il papa assunse l'aspetto d'un imperatore degli spiriti, e nuovamente esagerando le proprie pretese, si preparava più vive e giustificate le opposizioni future, preparava la propria decadenza.
Così, sulla fine del secolo, l'Italia si trova politicamente serva di Spagna, e intellettualmente serva di Roma. Ma, come la perduta indipendenza del pensiero costringeva lo studioso a raccogliersi n sò, e a rivolgere la sua attenzione ai problemi speciali, alla ricerca del particolare ; così la perduta o scornata indipendenza e libertà politica, impedendo all'individuo di lanciarsi nelle lotte della vita pubblica, lo costringeva a raccogliersi in se e nella propria famiglia, ch'egli amministra ora ed ordina ben meglio di prima, e nella quale egli viene preparando gli elementi per una rivinc/ia anche politica 'u avvenire.
L'avviamento, infatti, alla ricostituzione normale e sieura della famiglia, ossia il disciplinamcnto dell'amore, che ò la base della famiglia, sembra a noi il fenomeno più caratteristico e più importante della vita privata italiana del cinquecento. Altri, per dare un'idea deUa 'ita di questa età, troverà opportuno narrare di feste, di fogge, d'usanze diverse dalle presenti. Noi crediamo più conveniente ricercare, nelle diverse fasi che cotesta ìicoscituMonc della famiglia vi presenta, quasi il riflesso pratico di quella grande e generale evoluzione del concetto di moralità che abbiamo tentato di esporre.
La r_ josi .tuzione della famiglia, abbiamo detto, consisteva nel disciplmamento dell'amore: consisteva, cioè, nel ricondurre l'affetto sensuale, facile a pigliare delle vie traverse, all'ordine suo di ragione. Per megl1 i mostrare quale e quanta sia stata l'opera del cinquecento in questo processo di miglioramento, no verremo studiando una ad una le diverse formo dell'amore prima del cinquecento, nel medio evo, e dentro il cinquecento.
Si crede comunemente che l'amore et patico n sia proprio delle età di massima coltura: e si citano Roma ed Atene. Ciò che i fatti ci permettono veramente di asserire, sarebbe invece che una certa tendenza per esso si sia sempre mostrata tra i filosofi e i pensatori in genere, in quella classe sociale che li medio evo indicò col nome di clerici. Quest clerici, infatti, vivendo a sè, quanto facilmente si disgustano della donna, cui manca 1' attitudine a seguirli nella loro