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Storia della Letteratura Italiana nel Secolo XVI

U.A. Canello
Francesco Vallardi Milano, 1880, pagine 327

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a cura di Federico Adamoli

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   la lirica amorosa.
   217
   Ne abbiamo nel Bembo, che pianse in una lodatissima canzone la morte del fratello Carlo; e in Angelo di Costanzo, clic in sei sonetti si dolse della perdita del figlioletto Alessandro (1). Che più? Il Tansillo, a cui era morta la moglie, perchè le aveva proibito di allattare il proprio bambino, scrisse due semplici ma efficaci capitol sull'obbligo e sull'utilità che hanno le madri di porgere il latte a'ioro figliuoli. A queste egli dice:
   Forse credete cìie natura appenda Due poma al vostro petto, come al mento Suol porsi un neo, ch'ivi qual gemma splenda ?
   Guardino le donne gli animali, e ne apprendano pietà per le loro creature guardino, se meglio lor piace, la gran madre di Dio:
   Chi nudrì, chi lavò, chi in fascia pose Il re del Ciel, la maestà divina, Quand'uom qui nacque e carne umana tolse,
   Se non la madre sua, l'alta reina, Quella che fu nel mondo ed è sol una A cui la terra assorge e'I cielo inchinai
   Ella sei tenne in grembo, ed ella, in cuna, Ella a città portollo (2) . . .
   Non dimentichiamo infine come Toiquato Tasso,
   Che nulla si curò d'umana prole,
   nei momenti di massimo abbattimento ìmordo e rimpianse con affetto, incredibile in lui, la povera madre sua; nella canzone, infatti, al duca d'Urbino, egli dice:
   Ohimè, dal dì che pria
   Trassi l'aure vitali e i lumi apersi,
   In questa luce a me non mai serena, Fui dell'ingiusta e ria (sorte^ Trastullo e segno; e di sua man soffers* Piaghe, che lunga età risalda appena. Sassel la gloriosa alma Sirena, Appresso il cui sepolcro ebbi la cuna: Così avuto v'avessi o tomba o fossa A Ila prima percossa !
   Me dal sen della madre empia fortuna Pargoletto divelse. Ah! di que'baci Ch'ella bagnò di lagrime dolenti, Con sospir mi rimembra, e degli ardenti Preghi, che sen portar l aure fugaci; Ch io giunger non dovea più volto a volto Fra quelle braccia accolto Con nodi così stretti e sì tenaci (3).
   Ma non lasciamoc troppo illudere sui buon sentimenti del cinquecento, e studiamo un po'anche il rovescio della medagl'a.
   (1) P. ij XII, 2285 e segg.
   (2) Questi due capitoli, lasciati incompiuti dall autore, furonc pubblicati la prima volta a Vercelli nel 1767, al tempo in cui il Rousseau rinnovava alle madri le stesse ammonizioni.
   (3) Opere, 1, 920.
   Cakello. ?8