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Storia della Letteratura Italiana nel Secolo XVI

U.A. Canello
Francesco Vallardi Milano, 1880, pagine 327

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a cura di Federico Adamoli

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   capitolo sesto.
   Non si passa da un modo ad un altro d' esistere senza lotta, senza resipiscenze; non s. tentano strade nuove senza che il ridicolo incolga i troppo ingenui cercatori senza chc sorga qualcuno a lodare, colle lusinghe del senso comune, l'ottima strada antica.
   Questo c avvenuto anche nel cinquecento;, d fronte agli ideali nuovi o rinnovati, che i poeti venivano rappresentando.
   I poeti della nuova scuola cantavano la donna sotto tutte le sue forme, di cortigiana, di amante, di sposa? Ed ecco il Berni, che loda sfac.latamente, e coH'aria dell'uomo pratico e convinto, la sodomia, tristo avanzo dei costumi passati, Tutto un suo brioso capitolo è dedicato alla lode delle pesche:
   0 beato colui che l'usa spesso, E che l'usnrle molto non gli costa, Se non quanto bisogna averle appresso ;
   E beato colui checl a sua posta Ha sempre mai qualcun che gbele dia, E trova la materia ben disposta.
   Ma i' ho sempre avuto fantasia, Per quanto puossi un indovino apporre, Che sopra gli altri avventuroso sia Coivi che può le pesche e dare e, torre (1).
   E a musser Antonio da Bibbiena, che perdeva d suo tempo dietro le femmine da conio, e metteva    Che fate voi de' paggi, che tenete, Voi altri gran maestri, e de' ragazzi Se ne' bisogni non ve ne valete ì . .
   Cosi vivendo voi quieto a casto Andrete ritto ritto in paradiso, E troverete l'uscio and,andò al tasto (2).
   E seguita più bassamente ancora.
   I poeti piti celebrata cantavano ai amor puro, dì amor platonico, e si affaticavano a voler vedere nella bellezza materiale uno specch o della bellezza a. Dio? Ed ecco chc il Berni e i suoi seguac- cantano allegramente le lodi delle Anguille, de' Ghiozzi, de' Cardi, della Gelatina, dell'-4«/o, della P'va, del Pescare, della Fava, de' Fichi e simili, in cui sotto allegoria fin troppo trasparente ci discorre dei procedimenti sessuali i più grossolani.
   I Petrarchisti perdono la voce a lodare i crespi capelli, e le nere sopracciglia e tutto l'altro armamentario delle loro belle ideali0 Ed ecco che il Berni e i suoi seguaci ne fanno un'amena caricatura, nella frase e nel contenuto.
   II Perni canta:
   Chiome d argento fine, irte ed avvolte Senz'arte, intorno ad un bel viso d'oro; Fronte crespa, u mirando io mi scoloro, Dove spunta i suoi strali amere e morte,
   Occhi di perle vaghi ; luci torte Da ogn abbietto disuguale a loro ; CigV i di neve, e quelle, ond' o m'accoro, Dita, e man dolcemente grosse e corte;
   (1) Opere, Milano, Sonzogno, 1873; p. 88.
   (2) Ib. p. lOO-l. Si vegga pure il cap. 11 sopra un garzone, il capitolo 20, ecc.