IL MOVIMENTO TEOLOGICO E FILOSOFICO.
295.
Quale è, infatti, il posto che il Bruno assegna all'uomo nell'universo, di fronte al Dio e di froate alla natura? Qual è il valor pratico delle sua filosofia? Il Bruno acrememente e con parole di scherno combatte le pretese cristiano e cattoliche che l'universo tutto sia stato fatto n servigio dell'uomo, e in servigio unicamente dell'uomo terreno. Dimostrato con Copernico che la terra non è più il centro dell'universo, e che anj l'universo non ha centro o l'ha in ogni sua parte, egli trova ridicola la presunzione dei credent che non solo tutta la natura sfa stata creata per loro, ma che anche per loro soli il creatore sias umanato ed abbia patito. L'uomo, quindi, del Bruno è posto in apparenza molto al d sotto dell'uomo secondo la credenza cristiana e cattolica. Ma il Bruno non lo mette nemmeno così basso, come lo collocavano il Telesio e i suo: seguaci egli reagisce contro la loro dottrina e i.isicme contro quella d'Aristotile, e reagii ce per risali-e a un concetto più degno e più pieno delle sorti dell'uomo.
Si è disputato se il Bruno ammetta la possibilità d conoscere raz.onalmente il Dio; c mentre il Kittcr sostenne Ine il nolano faccia un rapido ritorno al tra-scenden «srao mediocvale, negando ad Aristotile la cognizione razionale dell'assoluto e ammettendola solo possibile per via d'un intuito che Dio stesso concede cu: vuole, lo Spaventa con molta sottigliezza ha dimostrato che il Bruno, come tutti i filosofi del cinquecento, professa due dottnne: una quasi cattolica e trascendente, secondo la quale ammette la conoscenza ai Dio per la via della fede, per la via mistica; e la sua dottrina filosofica nuova, secondo la quale l'uomo può conoscere 1 Lio solo studiando la natura, come nella natura specchiandosi Iddio stesso s, conosce L'uomo circuisce colla Kgione l'innnito; ina ad onta d tutti i suoi sfors nonne raccoglie che un'idea negativa; per conoscere completamente Iddio egli avrebbe bisogno dì trasformars'- in Ja procedendo al profondo della natura. Ma 1' lea negativa che la ragione può formars dell'infinito s fa tanto meno manchevole quanto meglio l'uomo sa filosofare; e Siccome questa conoscenza del Dio mplica la conoscenza delle leggi morali e fisiche del mondo, essa è l'obbietto ultimo della speculazione teorica e della filosofìa pratica.
11 Bruno ha espresso nei dialoghi degli eroici furori il suo ardore nella ricerca di quest'ultimo termine della conoscenza e della morale, e il suo entusiasmo per aver potuto alfine sentirlo e riconoscerlo non più come astra: one utellettuale, ma plasmato nella natura u. Di questa infinita picsenza di Dio nell'universo (dice » lo Spaventa) nessun filosofo, per quel ch'io so, ha discorso con tanto entusiasmo » e com nazione, quanto Bruno. La sua voce ora come 1 pi ino grido di gioia della » natura, che ora cominciava a conoscere sè stessa c a conoscersi nel suo reale » valore (1) ».
11 riconoscer Dio nel mondo equivale per il Bruno riconoscer la ragione delle cose, la conc'iazione delle apparen„ contraddiz mi, ossia 1' unità de' contrari: insomma, come dicemmo, la legge fisica e la legge morale.
E qual'è la legge morale del mondo? u Eg e il primo filosofo che fondala » filosofia morale . . . nella rag'one come necessaria ed assoluta. ... A questo » modo l'uomo, operando conforme alle legg della rag.ane, ch'è la sostanza stessa » dello spirito, è veramente libero, perchè non fa che s-r'luppars secondo la propria » natura. . . . La moralità non consiitc nel distruggere le inclinazi mi, gl: stinti, » e simili, ma nel soddisfarli ragionevolmente, nel conciliare tutte le opposiz mi » in una unità assoluta. . . . .Nell'azione veramente morale (cioè secondo raj one)
» la libertà e la necessità sono una cosa mede ma.....L' uomo veramente
» morale è 1' mmaginc di Dio sulla terra nel quale non ci distingue libertà e » nccessi ;à (2) ». A questa suprema altezza morale l'uomo o arri/a o s'aw icina mediante un discorso della mente, che riconosca ne contrari l'armonia uni Soante,
(1) Op cit., p. 228.
(2) Spaventa. Op. cit., p. ]43, 144. 145.