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capitolo xiii.
un'idea del vero amor platonico, contribuirò a far vergognare questi pervertiti. —• Il capitolo terzo poi del libro XI (già X), clic nella prima redazione s'intitolava : Dell' eletti one de la consorte , e s'ella può amare altro amante che'l suo marito, s'intitola qui: Dell' elettione della consorte et dell'età che se le conviene; e vi è omessa tutta l'argomentazione per dimostrare clie il suo nobile signore non deve sposare l'amica, e che anche ai coniugati deve esser libero l'amare altri che il proprio consorte. Qui d possesso chc dà il matrimonio è duppliec, d'animo e di corpo, e per l'amore platonico non c'è più posto.
Così la elasse de' chierici, ch'era la classe più colta, la classe dirigente, colla pretesa di salire troppo in alto, e di scindere con Platone la parte spirituale dell'uomo dalla parte sensuale, e di coltivare a preferenza quella, impediva per un certo tempo un giusto concetto della convivenza famigliare: la dualità dell'individuo s estendeva anche alla famiglia, e le toglieva una grossa metà del naturai suo vigore.
Ma la reazione religiosa incalzava e incalzava pur essa la reazione filosofica; c lo Speroni ci presenta un concetto già sano della convivenza coniugale. Nei dialogo Della dignità delle donne egli introduce la cavaliera Beatrice Ob: sa a sostenere che la vera felicità della moglie consista nel ben senile 1 mar,co; e nell'altro, anche più importante, Della cura famigliare, chc, per dargli maggiore gravità, mette in bocca a Pietro Pomponazzi (Perotto) nell'atto di mai tare una sua figliuola, fa che a questa sia dato per dote « iJ vivere in pace col suo li marito, dote rara a' dì nostri, et degna di cotal padre (1 n. E le norme principali alla giovane sposa consistono nell'onestà più rigorosa, nella vita ritirata, e nella piena soinmessione al volere del manto.
Il pensiero della famiglia preoccupò Inciti altri filosofi di questa età, le cui scritture, del resto, non ci sembrano meritevoli di particolare esame. Ricorderemo soltanto che Gir, Cardano dettò quattro argutissiiu: libri De utilitate ex adversis capienda (2), dove, tra le altre, s'insegna al marito di confortarsi dell'infedeltà della moglie, col pensiero che avrà figliuoli più vigorosi e ingegno^ , perehò generati da amore furtivo e vivace, e che la moglie infedele è sempre più affettuosa e prevendite della fedele, e un Praeceptoium ad filios libellus (3). Un libro Praeceptorum coniugalium scrisse G. M. Bruto veneziano; e Lodovico Dolce un Dialogo de mali avventurati mariti, dove messer Pietro Aretino palla indifesa de' medesimi (Ven 1542). De liberis instituendis scrisse il pio Iacopo Sado-leto, mescolando g insegnamenti di rettoriea e di morale; e un dialogo, Il padre di famiglia dobbiamo infine a Torquato Tasso, nel quale già la moglie cornino,a a rilevarsi da quella assoluta sommess »ne n cui la poneva lo ' iperoni, e sta per assumere \ nome e la dignità di consorte; e la fedeltà è raccomandata e lodata non solo nella moglie ma ben anco nel marito, quantunque non tanto assolutamente (4).
Ci resta a dir qualche cosa degli scrittori che si sono occupati a stabilire le leggi del buon vivere, all'infuori dei rapporti amorosi propriamente detti e al-l'infuori della famiglia naturale.
E prima di tutto ricorderemo che dell'ari cizia scrissero L. Salviati, e il Tasso che vi dedicò il dialogo intitolato ilManso, dal nome del suo amico pn fido.
Ci si affaccia poi subito Giovanni Della Casa, col suo celebrato Galateo tanto lodato da chi scrisse la letteratura col criter io della lingua (5), e che a noi
(1) Dialoghi del sign. Sp. Speroni; Venezia, 1590; pag. 57.
(2) Opera omnia, t. II.
(3) Ib., t. I.
(1) « Ma benché la pudicizia non sia virtù propria dell'uomo, dee il buon marito offendere meno » che può le leggi maritali, nè essere si incontinente, che lontano dalla moglie non possa astenersi » da'piaceri della carne ecc., ».
(5) Lodi superlative ne fece specialmente L. Salviati, negli Avvertimenti voi. I, lib 2. cap. 9; e gli altri devoti Io ripeterono.