Stai consultando: 'Storia della Letteratura Italiana nel Secolo XVI ', U.A. Canello

   

Pagina (310/343)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina      Pagina


Pagina (310/343)       Pagina_Precedente Pagina_Successiva Indice Copertina




Storia della Letteratura Italiana nel Secolo XVI

U.A. Canello
Francesco Vallardi Milano, 1880, pagine 327

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

Aderisci al progetto!

   
[Progetto OCR]




[ Testo della pagina elaborato con OCR ]

   CAPITOLO XIV
   ARTE E LINGUA, E RELATIVE TEORIE,
   I criteri coi quali si può trattare ed è stata trattata la nostra storia letteraria sono parecchi, ma principalxssirai tre: quello dell'arte, quello della lingua s quello del contenuto ideale e scienti lieo. Il criterio della lingua ha lungo tempo prevaluto fra noi; e i nostri autori, anche i massimi furono giudicati e classificati alla stregua della purità o ricchezza del loro linguaggio, dal numeio di citaz imi, che loro concedeva la Crusca; e il Machiavelli fu messo tra gli ultimi e tra i primi campeggiarono il Casa e il padre Daniele Bartoli. Il criterio dell'arte, cioè della virtù rappresentativa, è stato accettato da alcuni migliori, professanti la teoria dell'arte per l'arte, per i quali la storia della nostra letteratura consiste principalmente nell osservare e spiegare l'origine e lo sviluppo dei singoli generi letterari, e più ancora il vario atteggiarsi e affinarsi della rappresentazione entro i gene* diversi. Il criterio del contenuto ha trovato pochi e pochi abil seguaci, e però esso stesso è scaduto nella stima dei più. Che valgono, infatti, le idee e gl'ideali, senza una evidente rappresentazione, vale a dir senza l'arte?
   L'obbiezione è giustissima; se non che essa implica una confessione che i fautoil del crite o dell'arte per l'arte facilmente non fanno; ed è che l'arte a mezzo e non fine; e che il fine, il vero obbietto della letteratura sieno gl ideali e le idee, i quai e le qua! poi sono efficaci solo alla condizione di essere artisticamente rappresentati.
   Da questo concetto j.amo noi partiti nello studiare la letteratura del cinquecento, subordinando le questioni d forma e d'arte al criterio del contenuto che presentasse forma artistica almeno embrionale.
   Ed ora che abbiamo compiuto l'esame degli ideal: e delle idee riguardanti la vita pubblija e la vita privata, deali ed idee che sotto forma di epopea, di dramma, di lirica, d storia, di trattato, di dialogo, hanno costituito quasi il nutrimento intellettuale degl'Italiani del cinquecento, e costituiscono il morale retaggio da loro lasciato ai venturi; è pur giusto che <. rifacciamo un poco indietro, e icaj.itoliamo pi ima e compio amo poi ciò che sullo svolgimento dell'arte letteraria abbiamo nei singoli luoghi accennato e vi soggiungiamo un breve esame delle teorie che su quest'arte furono escogitate e discusse nel cinquecento; evenendo poi a discorrere della lingua, in cui le opere d'arte si sono estrinsecate, c par conven ente di tracciarne in breve la storia e di delinearne la fisonomia nei luoglr e nei temp diversi, per ver. i r poi a trattare con qualche ampiezza delle question, che sulla natura, sull'orio- ne; su criteri per l'uso e sul nome della nostra lingua furono d scusse in questa età, procurando di determinarne le ragioni prossime e le remote,