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Storia della Letteratura Italiana nel Secolo XVI

U.A. Canello
Francesco Vallardi Milano, 1880, pagine 327

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   27G
   capitolo xii.
   d'Aristotile, alla quale s'aggiungeva, non meno rispettata, la ciceroniana-, c questi, due libri furono studiati e tradotti c ritradotti nel cinquecento. Volgarizzò la Retorica ad Erennio Antonio Brucioli, mentre il Dolce faceva italiano l'Oratore e Orazio Toscanella le lìistituzioni quintilianee. La retorica d'Aristotile fu poi tradotta dal Brucioli stesso, da B. Segni, da Matteo Franceschi, da Annibal Caro, e da Alessandro Piccolomini, il qual ultimo vi aggiunse anche una larga parafrasi. Altri vollero lavorar del proprio, pur avendo sempre gli occhi sul modello aristotelico; e cosi scrissero Retoriche B. Cavalcanti (1559) ch'è il nien oscuro di tutti, Fr. Sansovino, D. Barbaro, Fr. Patrizi, Giason de Nores, Fabio Benvoglienti, Gabr. Zinano, Giammaria Mommo e Giulio Camillo Delminio.
   L'arte storiografica doveva di necessità, in un secolo così abbondante di storici e di cronisti, attirare l'attenzione de'critici. Ne se; sscro infatti moltissimi, tra i quali meritano essere ricordati Fr. Robortello, S. Speroni/ U. Foglietta, G. M. Bruto, A. Riccoboru. G. A. Viperano, l'eccentrico F Patrizi, e P. Beni che, non meno bizzarro del Patrizi, preferiva Quinto Curzio a Tito Livio.
   L'arte del dialogo, infine, fu anch'essa soggetto di non poche ricerche, e fu trattata specialmente da T. Tasso in un Discorso diretto al padre Angelo Grillo e in un dialogo intitolato 11 Ficino.
   Ricorderemo per ultimo alcuni fra gli scrittoli di estcticaj intenti specialmente a determinare filosoficamente l'idea del bello, e aggiungeremo poche note sugi scrittori di belle arti.
   Anche nel determinare l'idea del bello gli ai stotelici si schieravano contro i platonici; e mentre il Firenzuola nel suo discorso Della bellezza della donne (1) e il Franco nel Dialogo dove si ragiona delle 'bellezze (Casale, 1542) studiavano specialmente le singole parti del corpo umano e ne facevano consistere il bello nella giusta proporzione, nella convenienza ed armonia delle membra col tutto, il Tasso nel Minturno, facendo sostenere al Ruscelli cotesta teorica, espone per bocca del Minturno la teorica opposta, che la bellezza s a qualche cosa d'interiore e di spirituale, ciò che dà vita e forza alla matei ia.
   L'estetica applicata alle arti del disegno fu trattata da L. Dolce, in un Dialogo dellapittura ; dal Celimi che sersse dell'orificeria; dal Ceni un dnll'Armcnini e dal Lomazzo che illustrarono le pratiche antiche e moderne del dipingere, da D. Barbaro, traduttoie d' Vitruvio e autore d'un buon trattato di prospettiva; dal Serlio, dallo Scamozzl e dal Palladio che fondarono o iinnovarono la scienza dell'architettura ; e infine da Lionardo da mei, che sul principio del secolo dettò un ammirabile Trattato della pittura umasto inedito sino al 1651.
   Di altri che trattarono piuttosto la storia degli artisti che non la stoiia o le teoriche dell'arte abbiamo toccato nel capitolo undecimo.
   § 2. — LA LINGUA E LE RELATIVE QUESTIONI (2).
   Il trace ,are la storia della lìngua italiana nel cinquecento è impresa che, per ora, sfida le forze di qualunque stud )so; e ne siamo contenti che basti al nostro libro un abbozzo di questa storia, un' ndicazione sommar a delle tendenze e dello sviluppo complessivo della lingua nostra in questa età.
   Ma prima di toccare dell'ita ano, dobbiamo dire qualche cosa del latino, che, nel campo scientifico e per buona parte anche nella poesia, gl disputava le ragioni alla vita.
   Contemporaneamente al rinascere nell'intelletto ì taliano delle 'dee classiche antiche, rinasceva la noti ia della lingua latina quale era stata scritta dai migliori rappresentanti di quelle idee. Il Petrarca, dal quale a ragione si fa cominciare
   (1) Vedine un'analisi accurata nel Burckhardt, Op. cit., II, 96 segg.
   (2) N. Caix, Die Streitfrage iiber die italienische Sprache, nel voi. Ili dell'JiaZia di IC. Ilillebrand. — Am, Crivellucci, La controversia della lingua nel cinquecento ; Sassari, 1880.