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Storia della Letteratura Italiana nel Secolo XVI

U.A. Canello
Francesco Vallardi Milano, 1880, pagine 327

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   27G
   capitolo xii.
   E la lingua si muove d'accordo con queste nuove tendenze politiche; e di municipale essa tenta nfarsi italiana.
   Si muove nelle scuole, dove maestri e scolari se usano il volgare, lo infarciscono sempre più di voci e di costrutti latini, coi qua1! pensano di sollevarlo dalla nativa viltà; ma più si muove, come già all'età degb Svcvi, nelle coiti (particolarmente nella romana, che colle sue tante ramificazioni avvolgeva tutta quanta l'Italia), dove affluiscono i colti gentiluomini, le dame, e il fior fiore d'ogni si igola regione, costituendo intorno al principe una specie di popolo eletto, che vive d'una vita supcriore. La lingua.di cotesti cortigiani, sia quella che adoperano negli clcgant convegni, sia quella che i segretari scrivono nelle corrispondenze officiali, non è e non può essere quella della città o regione in cui la corte ha la sua sode ; ò una lingua trascelta , che ogni giorno s'arricchisco di voci e modi venuti da altre corti vicine, colie quah sonvi continui rapporti; è una lingua, che, pur sur-gendo dalla parlata locale, tenta trasformare la sua fonetica e, fio dove può, anche la morfologia e la sintassi dietro il tipo de' più celebri scrittorijtaliai] dui trecento, in ispccie del Petrarca, vale a dire dietro il tipo fondamentale fiorentino, che per questo modo diventa il tipo italiano. Quesi ifingolì linguaggi aulici in tal modo si vengono sempre più accostando fra loro c stanno per costituire una nuova unica lingua italiana viva, la quale per molti lati differ sce dalla fiorentina; e dalle corti tende a diffondersi tra quanti hanno con esse rapporti, fra tutta la classa dei colti, tra i migliori d'Itali i
   Per tal modo fin dal principio del secolo deemosesto noi abbiamo in Italia i seguenti linguaggi che s contrastano il campo: il latino ciceroniano e virgiliano, il quale scimmieggiato dai frati ignoranti darà origine al maccheronico; il fiorentino popolare, il quale, però che in esso principalmente avessero scritto i grandi del trecento, s'illudeva d'essere sempre la lingua d'Italia, quantunque realmente esso fosse ritornato quasi alle condizioni degli altri parlai municipali italiai i; 1 italiano delle scuole, che ,-n bocca agl'indotti darà origine al pedantesco; e .nfine il cortigiano o piuttosto i linguaggi cortigiani chc mirano quasi a tor la mano a tutti gli altri e a costituir css la nuova lingua comune che le nuove condizioni d'Italia richiedono.
   Come si comportano gli scrittori del cinquecento di fronte a qucsi contrasti e a queste di/erse tendenze ?
   La lotta s'impegnò dapprima tra il latino e ti volgare fi genere; e questa lotta, per l'opera e por l'esempio specialmente del Bembo, il quale, pur essendo elegantissimo latinista, prese a coltivare e a onorare il volgare, riuscì favorevole alla lingua sprezzata del popolo: che l'opinione del Bembo fu poi vagamente sostenuta dal Castelvetro e dal Muzio, e meglio ancora dai massin nostri pool i quali del volgare i valsero; tanto che nella seconda metà del secolo esso invadeva coraggiosamente anche il campo scientifico, e mentre Alessandro Piccolo-mini dettava la sua Insi'tuz'^ne in toscano, il Castelvetro non si peritava un po'dopo di commentare in italiano la poetica aristotelica, trattandovi le p ù .spide questioni di critica.
   Ma v^nta, o quasi, la causa del volgare, le dubbiezze non erano tolte. Quale dei volgari s' aveva ad usiiro nelle scritture? i volgari locali? la lingua degli scrittori fiorentini? o il linguaggio delle scuole? o quello delle corti? Era ben necessario risolversi per l'uno o per l'altro, chi voleva aver coscionza d buono scrittore!
   Già fino dallo scorcio del secolo dccimoquinto gli scrittori d' ogni provincia italiana mostravano aperta la tendenza ad accostarsi nella loro lingua a quella dei grandi scrittori fiorentini, e quindi, scienti od inscienti, anche alla vivente fonetica toscana e fiorentina. Ciò si vede ben cominciato nel Corio, nel Collennuccio, nel Bojardo (1); ed è un fatto compiuto nel Sannazaro e nei primi lavori del Bembo,
   (1) I lombardismi sono frequenti nel Bojardo; citiamo le forme verbali : i-editi (ve 'ete), ascoltati, e siili, che s'incontrano dappertutto ; paron (padron di nave) I, III, 2; fasso (fascio) I, VI, 03; convenire