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capitolo xii.
meno lontana dalla lingua aurea dei trecentisti. A provare il qual assunto produce la novella nona della G. I. del Decamerone con una traduzione in lingua popolare di Mercato vecchio, e undici altre traduzioni ne'dialetti dell'Italia superiore e della meridionale. Soggiunge poi che più delle dispute valgono a fermare il primato de'Fiorentini le buone scritture fiorentine, come quelle del Davanzati.
Grandi sono poi le benemerenze del Salviati rispetto alla grammatica italiana, della quale si occupò nel terzo libro del volume primo, ove dà un ampio trattato di fonetica e di ortografia, e nel volume secondo dove in due libri tratta del nome e dell' articolo, sollevando per via e risolvendo molteplici questioni non solo di morfologia, ma anche di sintassi. Per ricordare alcune di questo benemerenze, diremo esser sua la distinzione fra dittonghi distesi (làude) e dittonghi raccolti (fuòco)] l'osservazione che gli o e gl: c aperti quand' hanno l'accento, pigliano il suono chiuso perdendolo (tuòno tonare; piede pedata ecc.); alla quale osservazione soggiunge che gli sarebbe facile assegnare '1 motivo d questo fenomeno, ma riserbasi di dirlo in circostanza più opportuna (1). Egli p< in tutte le questioni di fonetica sa fare un uso spesso sqt ,.to della fisiologia, cuetro l'esempio dei grammatici latini che benissimo aveva stufato.
Le norme linguistiche del Salviat', specialmente riguardo all'ortografia, furono ben presto universalmente accettate, avendo 1' Accademia della Crusca d i-chiarato di farle sue. E su., fece pure l'Accademia gli spogli del Salviati per il Vocabolario (2) che uscì al fine nel 1612; ma qui ella adottò un criterio meno largo di quello del suo fondatore, e si attenne unicamente alle voci consacrate dall' uso de'buoni scrittori, mentre il Salviati avrebbe voluto interrogare anche 1] uso vivo fiorentino, là dove gli scrittoli non avessero soccorso colla loro autorità.
Ma mentre il Salviati e la Crusca sostenevano i dintt1 storici e nuovi di Firenze, non mancavano di risentii'! gh altri Toscani,
Il Bargagli nel Turamino insisteva a dimostrare che la lingua volgare meglio che altrove sì parlava c g scriveva a Siena, e sanese doveva esser detta; e Celso Cittadini, nativo romano, ma professore di lettere italiane per lunghi anni a Siena, acutamente investigando la storia del volgare e le condizioni sue nelle diverse province toscane, procurò di scalzare le pretese de'Fioren ini e far valere una più temperata opinione.
Nel Trattato della vera origine e del processo e nome della nostra lingua, scritto in vulgar sanese, dettato, come si rileva dal capitolo decimoterzo, nel 1595, egli sulle orme del Castelvetro, tenta di determinare la natura del latino volgare, che in Roma coesistette col classico; e mediante lo studio delle isci zioni deduce, ch'esso si conveniva strettamente col latino arcaico, del quale è una continuazione : e che da questo latino arcaico-volgare per opera de'letterati s'è staccato e svariato il latino classico. Da questo latino popolare antico egli fa direttamente venire il volgare italiano, 1 quale è identico con esso e col latino arcaico u nella u sostanza cioè ne'corpi de' vocaboli, e non negli accidenti, cioè nelle passioni delle u voci (3) ». Crede poi che l'evoluj one del volgar latino in volgare italiano non sia stata dovuta ai Barbari: la mutaz one è ben antei ore, e 1 nostro volgare u fu quasi sempre (4) ». D'accanto al volgare italiano si svolse la lingua scritta
(1) Voi. I, lib. III, cap. 3, partic. 4.a e 5.a.
(2) L'idea di compilare il vocabolario della lingua italiana non era nuova, quando vi si accinse il Salviati. Nel 1535 era uscito un snggio di Lucilio Minerbi, limitato allo spoglio del Boccaccio; e nell'anno stesso dava fuori il suo Vocabolario italiano Benedetto De Falco. L'anno seguente usci Vocabolario del Furioso, Petrarca, Dante e Boccaccio, di Fabricio De Luna: e vennero poi i lavo:' più importanti dell'Accarisio (1513) e la Fabbrica del mondo, dizionario metodico di Fr. Alunno (15-if>).
(31 Gap. 18.
(m II Cittadini non è ben sicuro nel determinare i rapporti fra volgare italianoc volgare latino, ma la suo dottrina è nel complesso la moderna, come si vede specialmente nel cap. 15 in fine , e meglio nel cap, primo del Trattato degli articoli, ecc.