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INTRODUZIONE.
letterarie che, foggiate su' modelli del maggiore epico d'Italia, si succedono pressoché innumerevoli nel sceolo deeimosettimo, non riescono, in generale, ehe copie sbiadite e inanimate. Ne' soggetti medesimi tu ecreheresti indarno una ecrta norma e un eerto eriterio, ehe ne regolasse la seelta. Gli argomenti di natura diversa, modellati a un identieo tipo, si moltiplicano, s' alternano, si confondono insieme eosì, da far eredere smarrita ogni ragione, ogni guida, ogni lume dell'arte. L'uomo di lettere, desideroso non <1' altro ehe d' un eampo in eui seaprieeiarsi, non distingue più tra l'eroieo e il romanzesco, tra il mitologico e il reale, tra il serio e il grottesco, tra il saero e il profano. A togliere il male non è medicina ehe basti, non mano ehe valga ad approfondire il ferro nella piaga putrida e ean-erenosa. Gli stessi a' quali si fa sentire la necessità del rimedio, non sanno applicarvi elie la panaeea d'una lepida e arguta parodia.
E eoi Tasso dileguavasi pure l'ultima eeo di quel sentimento nazionale ehe avea contribuito anteeedentemente all'ineremento della letteratura italiana. Dileguavasi, dieo, l'ultima eeo; giaeehè non prima del tramontare del seeolo sparivano interamente le estreme reliquie di quegli Italiani, in eui il turpe increato di Castello Cambresis non aveva potuto soffocare del tutto l'ammirazione al Ferruccio. Dalla morte del Tasso al trattato d'Aquisgrana nulla si rivela ehe ridesti negl' Italiani la eoseienza della dignità nazionale. De' pareeehi Stati della Penìsola nessuno sa sottrarsi alla preponderanza degli Spagnuoli, ehe eoi trattato di Castello ( am-bresis avevano affermato il loro dominio sul dueato di Milano, sul regno di Napoli e sulle isole di Sieilia e di Sardegna. Signora di popoli e di terre dall' Adda al-l'Adriatieo in Italia, e eontemporancamente in Dalmazia, in Greeia e in parecchie isole dell'Ionio, Venezia non sa più serbare l'antieo primato. Circondata dagli Austriaei e dagli Spagnuoli, e necessitata a difendersi sola da' Turchi, non ha voee aleuna nelle eose d'Italia, lnveeehiata in mezzo a un'aristoerazia, già doerepita e impotente a rialzarsi, se non si fa spagnuola, barcamena per lo meno in quella neutralità ehe le dovea poi riuseir micidiale. Perduto al pari di Venezia il primato de' mari, signoreggiati da popoli oeeidentali, non rimane a Genova ehe 1 isola di Corsica e la doppia riviera, frastagliata di feudi imperiali: dove, rilassato il vigore delle antiehe istituzioni per l'impotenza d'un'aristoerazia folle e languente, si sehiude l'adito a que' disordini ehe traggono a invoeare l'aiuto straniero. I dueati di Monferrato e di Mantova, disgiunti di signori e di terre, si congiungono in Guglielmo Gonzaga, per separarsi di nuovo in eapo a settantanni e soggiacere in parte agli Austriaei. Ugual sorte toeea presso a poeo a' Farnesi di Parma, agli Eftensi di Modena, e a' Mediei di Firenze. Prineipi oziosi e inetti a svincolarsi per ignava lentezza dalla soggezione all' Impero, da, eui rieonoseevano l'investitura, finiscono eoi eedere, raggirati ed oppressi, ogni diritto di successione a' reali di Borbone e di Lorena. A' papi stessi, ne' quali si travasavano i principati di Ferrara e d'Urbino, non rimane più voto aleuno nella decisione delle sorti d'Italia. Stretti fra le spire della signoria spagnuola, indirizzano :nveee l'opera loro, altri a impinguare di feudi e di privilegi i nipoti, altri e sono i più esemplari, a raffermare nell'Europa eattoliea i provvedimenti del Concilio di Trento, ad aeeordare e ineoraggiare i Governi nelle lotte eontro 1' eresia e eontro il Tureo. Inavvertito, pcrehè di pieeolo eonto, e non immune d'altra parte dal contagio eomune, eorre lo svolgersi delle Repubbliche di San Marino e di Lueea. Unieo a svincolarsi dal predominio degli Spagnuoli e a tener viva d'alquanto la fiaeeola della vita nazionale, è il pieeolo e pur bellicoso Piemonte; ma, segregato per antiea consuetudine dal resto d'Italia, si trova costretto a far parte, se eosì si può dire, da sè stesso.
Con tutto eiò il sciecnto fu per l'Italia un' era di pace. Vero è ehe in nessun tempo si feeero sentire forse eosì frequenti le angherie, le sopraffazioni , le ingiustizie, gli assassini, le vendette volgari, e perlin le tragedie nelle famiglie signorili e nelle eorti; ma tutto questo, eom'aneo i fatti d'armi, le congiure, le sollevazioni; fu di breve durata e non ebbe a turbare che assai pochi.