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Storia della Letteratura Italiana
Il Seicento
Bernardo Morsolin
Francesco Vallecchi Milano, 1880, pagine 170

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a cura di Federico Adamoli

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   3 INTRODUZIONE.
   
   Del resto, lo straniero che la spadroneggiava dal Brennero al Faro , ne tenno lontane le invasioni all'esterno, ne impedì le guerre intestine, ne frenò i tumulti parziali: eosieeliè i più degli Italiani ebbero agio di godere i dolei ozi, d'invee-ehiare ne' vizi, d'avvoltolarsi nel fango di quelle voluttà sensuali, ehe fanno sconoscere e dimenticare ogni sentimento di dignità nazionale. La paee del seieento fu una paee senza operosità, senza moto e senza vita. I popoli, aggravati di balzelli, di soprusi, di vessazioni, erano impotenti a rialzarsi. Fatti segno alle persecuzioni do' signorotti, doveano reprimere perfino il gemito ehe strappava loro il dolor della ferita. Da' eampi di battaglia e da' consigli dello Stato, la nobiltà era passata alle eorti. Esclusa dal partecipare al governo della eosa pubblica, poltriva in mezzo alle feste e a' eonviti, spensieratamente eontenta. Degradata eosì eia non avvertire la propria ignominia, baeiava beata la mano ehe tene vaia oppressa ; nuda d'ogni potere u eonsolavasi, diee il Balbo, eo' privilegi e eoi eredito all'insù, eon le prepotenze e le impertinenze all'ingiù >1 ; inoperosa, eereava un conforto nello sfarzo dell' opulenza; degenere dall' antiea virtù, menava vanto degli allori degli avi; assuefatta a farsi parte da se stessa, respingeva dal proprio seno qualunque si fosse innalzato per la virtù e per l'ingegno. E i prineipi, ignari eglino stessi e privi d'ogni vera sovranità e indipendenza, contribuivano a quel degrada-mento, largheggiando di titoli e di privilegi, non giovevoli ad altro ehe a snervare maggiormente gli animi in un fasto vano e micidiale. Il seicento insomma fu per gl'Italiani un secolo inerte, corrotto, vizioso. Poehi conobbero l'avvilimento eomune; pochissimi seppero ribellarsi alla tristizia de' tempi. Degli stessi ingegni più eletti aleuni posero le forze a servizio altrui interra straniera; altri, eonoseiuti per una profonda avversione alla tirannide, patirono la noncuranza, il disprezzo, e talvolta fin aneo la morte: i più, disdegnosi di ereseere i mali eomuni, preposero volonterosi di vivere e morire ignorati. A ridestare gli animi dal lungo sonno di un secolo e mezzo non bastò neppure il rombo del eannone, ehe rintronò per quasi einquant'anni l'intera Penisola. Nelle guerre per la successione di Spagna nessuno de' Princìpi italiani, tranne il fiero Piemonte, sorse a rivendicare i propri diritti. E il trattato d'Aquisgrana, ripartendo gli Stati d'Italia a nuovi stranieri, non fece ehe ribadire le antiehe eatene.
   Scomparso il tripliee elemento, in virtù del quale s'era svolta anteriormente la letteratura italiana, non rimase più all' arte ehe rifare, o, dirò meglio, proseguire il suo eómpito su' tipi a' quali s'erano abbraeeiati gli scrittori del sceolo decimosesto. E veramente più ehe di un'età, segnalata per proprie e particolari earatteristiehe, il seicento può chiamarsi una eontinuazione del cinquecento. L'impronta ehe vi eontraddistiugue le opere letterarie, è, eome per lo addietro, la imitazione; quello ehe vi tiene il campo, lo studio de' elassici antiehi. Ma nella squisita eleganza della poesia che rende ammirato il cinquecento, aveasi trasfuso tutto 1' ottimo ed il buono di que' grandi modelli. L' ideale artistico s' era, se eosì si può dire, esaurito interamente eoi Tasso. Al seieento non rimaneva pertanto ehe una duplice via; o rifarsi sull'orme già segnate da'grandi maestri del seeolo deeimosesto, o appigliarsi a quanto s'era fino allora evitato. Delle due si prescelse la via non ancora battuta. Non già ehe si disprezzassero i più perfetti degli antiehi modelli: da' più si ostentava anzi un culto particolare a Cicerone, a Catullo, a Livio, a Virgilio; ma era, eome diee il Tiraboselii, un culto a parole, mentre in realtà davasi una segreta preferenza a Seneea, a Taeito, a Marziale e a Lueano, dove l'artifizio tien luogo della naturalezza, e dove lo sfoggio di una forma pomposa di frasi, di descrizioni, d'imagini, va sempre a seapito dell'idea e del eoncetto. E se pur si poneva una certa attenzione a' più perfetti, eiò si faecva non per trarne l'ottimo e il buono, ma por ispigolarvi piuttosto quanto v'aveva ci strano e d'evitato da' grandi maestri dell'età del rinascimento.
   E al eulto degli antiehi aeeompagnavasi eon un intento non punto diverso lo studio de' più ammirati fra gl'Italiani. I libri, ehe quali modelli d'arte correvano