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Storia della Letteratura Italiana
Il Seicento
Bernardo Morsolin
Francesco Vallecchi Milano, 1880, pagine 170

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a cura di Federico Adamoli

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   23 INTRODUZIONE.
   sto por dire, le forme stesse dell'arte. Il lare di Galileo traspare da più scritti di Bacone. Prydcn abbonda spesso di reminiscenze di lirici italiani. l)i Milton, clic s'incontrò ne' suoi viaggi in Italia col Manso c col Galileo, rimangono alcuni sonetti in lingua italiana. Nel « Paradiso perduto » v' hanno scene tolte per intero dall' Angelcide del Valvasonc c dall'Adamo dell'Andreini, che l'epico inglese vide rappresentare 111 Milano. Eppure nessuno di questi grandi va immune da certe affettazioni che contaminarono nel seicento le lettere inglesi, e chc si qua-lincano tuttavia col nome di u eufuismo ».
   Maggior numero di seguaci s'attirò il fare de' secentisti in Germania. Di ben pochi, per non dire del solo Boccaccio, vi si erano manifestati nell'età precedente la imitazione e lo studio. Ma il molto che vi si attinse dagli Alemanni nel secolo dccimoscsto, non s' era abbracciato che allo studio de' classici antichi. Col solo seicento s'inaugurava in Germania una scuola che accettava quali ideali di poesia i più affettati verseggiatori d'Italia. E questa la seconda scuola silesiana. Hoff-mann , Zigler, Klippausen e Postel conservano bensì la gentile eloquenza della prima, così sempliee e bella nell'Opitz, nel Fleming e nel Neumarck, ma vi abbandonano 1' energia, l'idealità, la purezza per sostituirvi il molle, il sensuale, e il malizioso. Gli vince tutti quanti nella crudezza del colorito e nella lubricità della esposizione il Lohenstein, che può chiamarsi, senz'altro, il Marini della letteratura tedesca. L' u Arminio e Thusnelda », un voluminoso romanzo in cui si spiega tutta la pompa di una dottrina molteplice c svariata, ma arida e sregolata, compendia per intero le frivolezze, le lascivie e le esagerazioni dell'Adone.
   Più contaminata dell'inglese e della tedesca fu la letteratura francese. Le forme stranamente ampollose che contribuirono in gran parte alla moderna fama di Victor Hugo, non sono in quella ne nuove, ne insolite. Gli esempì vi erano già frequenti prima ancora che il Marini, imputato dagli storici francesi del secentismo nelle loro lettere , vi avesse visitato la corte di Luigi decimoterzo e concepito il disegno dell'Adone. Non era finito il cinquecento, chc l'azione benefica de' capolavori italiani, spiranti dalle opere immortali del Rabelais, del de Thou, del Malherbes e del Montaigne, aveva ceduto alle innovazioni e alle stranezze di Bartas. Nella costui u Settimana » i venti erano detti u i postiglioni di Eolo », il sole u il duca delle candele », il tuono « il tamburo de' Numi ». E questo gusto crebbe c si ditfuse maggiormente, quando Giulia Savelli e Caterina Pisani, marchesa di Rambouillet, si feeero ad accogliere ne' loro palazzi, costrutti e addobbati all'italiana, gl'ingegni più eletti di Parigi. Con l'arte del vivere elegante, recato di Roma, di Firenze e di Venezia, fu introdotto per la prima volta e reso di moda in quelle sale u il linguaggio convenzionale, pretensivo e lambiccato », chc divenne poi il legislatore di un gusto, colto ed arguto in apparenza, ma frivolo c insulso in sostanza. Crebbe vita all'opera delle due gentildonne italiane l'azione di Maria de' Medici, sposa nel 1600 a Enrico IV, del Concini, della costui moglie Elisabetta de' Galigai, donna, quanto brutta, altrettanto potente d'ingegno, e del gran seguito de' cortigiani fiorentini, che fermarono stanza in Parigi, u Pleiade » ehiamossi allora il fiore degli ingegni francesi : u preziosi » gli uomini c le donne della corte del palazzo Rambouillet. Lingua, stile, coneetti, imagini, tutto fog-giossi sugli ultimi modelli italiani; e Camus, d'Qrfè, Basquier de Mons, Gay de la Brosse ed altri, ammirati e lodati in tutta Francia, diedero saggi di romanzi, di poemi, di trattati e di prediche, al cui paragone reggono appena le esagerazioni de più famigerati secentisti italiani.
   Il secentismo non e dunque della sola Italia, ma di tutte le letterature moderne. I grandi scrittori del trecento, del quattrocento e del cinquecento aveano esercitato, di conserva con gli umanisti, un'azione benefica su tutta, si può dire, l'Europa. Gli Spagnuoli, gl'Inglesi, i Francesi e i Tedeschi s'erano giovati molto e con profitto dell'opera degli uni e degli altri. In nessuna però delle nascenti letterature, fuorché nella spaglinola, ebbe a spiccare l'impronta italiana. Nel seicento invece