MECENATI — ACCADEMIE — (ÌIORNALT, ECC. 11
studi, attesero unicamente a poltrire ne' vizi più abbietti, preparando vergognosamente l'estinzione della famiglia e la caduta dello Stato. Nulla vuoisi notare ugualmente de' Duelli d'Urbino ehe finirono di regnare , per ispontanua rinunzia dell' ultimo , sul primo seoreio del seeolo deeimosettimo. Il prineipe ehe non vuoisi dimenticato, è Carlo Borbone, cui le partizioni politiche d'Italia, negli anni primi del seeolo XV11I, portarono sul trono delle due Sieilie. Le opere pubbliche, concepite e attuate da lui nel regno e particolarmente nella eittà di Napoli, sentono, direi quasi, dell' ordinamento romano. Alle saggie innovazioni, introdotte negli studi, è dovuto in gran parte, se il Napoletano diede nel seeolo XVIII una schiera d'uomini, periti in ogni maniera di scienze, quale forse in nessun'altra^terra d'Italia. Tra' vanti, de' quali va contrassegnato il regno di Carlo, non vuoisi tacere lo zelo studioso eoi quale favorì i primi scavi d'Ereolano e di Pompei. Lo stesso Colletta, giudice così austero delle azioni de' Borboni, di nulla sembra compiacersi quanto di metterne in rilievo la munificenza veramente regale.
Senza numero furono invece le Aeeademie. Nessuna delle eittà d'Italia ne andò priva: in molte delle stesse borgate non ebbe a mancare un qualche sodalizio d'uomini di lettere. In taluna, le Aeeademie si moltiplicarono contemporaneamente a due, a quattro, a sei e a più, suscitatevi spesso da'dissidi tra' letterati o dalle gare de: grandi. La sola Roma vide sorgere nel giro appena di un secolo quelle degli Umoristi, de'Lincei, degli Ordinati, de'Partenì, de'Malinconici, degl'Intricati, degli Uniformi, de'Delfici, de'Fantastici, de'Negletti, degli Assetati e degli Arcadi, senza dire delle altre ehe si proposero gli studi dell'archeologia, dell'antiquaria e della numismatica. Ma l'opera d'esse non fu più proficua agli studi che la liberalità de'Mecenati. Lo studio principale si poneva generalmente _ nulla scelta de' nomi. Si prediligevano quelli ehe accennassero ad alterigia , a bizzarria , o a ridicolaggine. Gli Ardenti, gl'Indomiti, gl'Intrepidi, i Risoluti, gli Argonauti, gli Animosi, gl'Ingegnosi, i Solleeiti, gli Unanimi, i Dissonanti, i Balordi, gl'Incogniti, gli Odiosi, gl'Inabili, gli Affidati, i Faticosi, i Gelati, i Disuniti, gl'Infecondi, gli Smarriti, gl'Insipidi, gli Ottusi, gli Storditi, i Galeotti, sonori titoli de'quali si chiamavano i soci delle Aeeademie, diseiolte, quasi appena istituite, e dimenticate. A salvarle dalla comune noncuranza non bastarono neppure i fasti, consegnati alle stampe. Nulla s'incontra in essi, ehe segni un qualche progresso nell'arte. Quelle dicerie, que' sonetti, quelle cicalate, dove s'attende non alla eosa ma alla parola, giovano, tutto il più, a porgere testimonianza della miseria in cui era,no cadute le lettere. L'intento di convergere a un punto gli studi degli individui per accomunarne il profitto, seiupavasi nella trattazione di soggetti frivoli o strani. Governati unicamente dalla vanità, gli Aeeademiei dettavano versi e prose con l'unico gusto di leggerli a' molti, ehe convenivano alle tornate eoi solo disegno di ascoltare e plaudire. Ciò ehe costituisce una caratteristica speciale di que' componimenti, d'argomento vano sempre o leggiero, è una eerta solennità di dettato, che mette capo al grottesco. Derivò anzi dalle Aeeademie del seicento la malaugurata abitudine di trattar con gravità le quistioni più futili, o il mestiere importantissimo, com'ebbe a dirlo il Boccalini, di fare delle laneie fusi.
Dal novero di centinaia e centinaia di sodalizi, inutili, per non dire dannosi, agli studi, voglionsene eccettuare alcuni pochi, la cui opera tornò sommamente giovevole, quando alle lettere e quando alle scienze. Va prima, in ordine di tempo, l'Accademia de' Lineei, i cui principi rimontano al 1603. Ne fu istitutore Federico Cesi di Roma, un giovane di dieiotto anni, il quale volle a compagni dell'opera propria l'olandese Giovanni Eek e i due italiani Franeeseo Stelluti di Fabriano e Anastasio de Filiis di Teramo, dell'età tutti e tre di ventisei anni. Il concetto del Cesi era vastissimo, u L'Aeeademia, scrive il Carati, doveva aver case, dette Licei, nelle quattro parti del mondo, provvedute di rendite proprie, dove i soeii menassero vita eomune : in esse musei, librerie, stamperie, speeole, maeehine, orti botanici, laboratori, ogni cosa appartenente agli studi. Ciascun Liceo era tenuto