MECENATI — ACCADEMIE — (ÌIORNALT, ECC. 13
tuzione. Cristina di Svezia, abdicato il regno e abiurato il protestantesimo, s'era raccolta, a mezzo il seieento, a vita privata in Roma. Accasatasi nel palazzo do Riari, il più bello forse del mondo, e accarezzata dai Papi, larghi eon lei di privilegi e di sovvenzioni, divise la vita tra lo studio, i passatempi e gli onori. Aperte a'più celebri letterati del secolo, le sue sale divennero in breve hi sede di un'Accademia, ove disputavasi di filosofia e di letteratura. Interveniva alle adunanze il fiore più eletto di Roma: vescovi, cardinali, prelati, poeti, storici, antiquari, eultori di seienze filosofiche, naturali ed ecclesiastiche. Era de'più assidui Giammario Crescinibeni, l'autore dell'« Istoria della volgar poesia ». La morte di Cristina, avvenuta nel 1688, portava di necessità la dispersione di que' valentuomini. Il Crescimbeni, desideroso di tenerli raccolti, vagheggiò il disegno d'una nuova Accademia. Trasceltisi a compagni tredici de' più riputati per dottrina e virtù, riuscì, corso un biennio, ad attuarne per intero il eoncetto. La nuova Accademia si chiamò dell'Arcadia. Degli antichi abitatori di quella porzione di Grecia il sodalizio del Crescimbeni dovea simulare la vita, i nomi, i costumi. Custode fu detto perciò il presidente, serbatoio 1 archivio , Melibei, Menalehi, e Titiri i soeì. Tranne il patrono, che fu Gesù nel presepio, armonizzava col resto la siringa di Pane, presa ad emblema dell'Accademia, il computo degli anni per olimpiadi, l'obbligo di mescere a tutto idee pastorali e campestri. La prima adunanza fu celebrata sul Gianieolo il 5 ottobre del 1690, e propriamente negli Orti del convento di san Pietro in Montorio. Le successive si tennero ora sull'Esquilino nelle vicinanze di san Pietro in Vincoli, ora ne' giardini del palazzo de' Riarì, ed ora negli Orti Farnesiani sul Palatino. Pose fine alla vita nomade degli Accademici la generosità di Giovanni V di Portogallo. Il Bosco Parrasio sul Gianieolo, comperato co' danari largiti da quel monarca, divenne in sull'entrare del secolo XVIII ed è tuttavia la stanza dell'Arcadia.
L'Arcadia s'era definitivamente eostitu'ta prima aneora di togliersi agli O.-ti F arnesiani. Il Crescimbeni non aveva anzi omesso di farne incidere in marmo lo Statuto, dettato dal Gravina nel latino delle dodici tavole. Guidati dallo stesso Crescimbeni che n'era il custode, gli Arcadi aumentarono ben presto di numero e si propagarono per colonie nelle città principali d'Italia. In due anni i soci toccarono a mille e trecento. A impedirne o a ritardarne l'incremento non valsero i dissidi tra il Crescimbeni e il Gravina, che s'arrogava il diritto d'interpretare le leggi dell'Accademia, riserbato al solo custode. Della stessa espulsione di quest' ultimo, che traeva eon sè parecchi aderenti, non parve risentirsi in modo alcuno il sodalizio. Tanto è vero che le eolonie si moltiplicarono in breve periodo di anni da toccare le cinquantotto. Proposito supremo degli Arcadi fu di combattere la scuola del Marini, che aveva contaminata da quasi un secolo l'aite. L'Accademia dichiarava apertamente d'essersi costituita u a preciso effetto d' js termina re il cattivo gusto, e procurare che più non avesse a risorgere , perseguitandolo continuamente ovunque si annidasse o nascondesse e infino nelle castella e nelle ville più ignote e impensate ». A raggiungere lo scopo si propose l'imitazione del Petrarca. E perchè tra lo stile di questo e quello della scuola lei Marini vi avea un salto da non potersi fare d'un tratto, gli Arcadi si appigliarono a una via di mezzo: scelsero cioè il Da Costanzo, un cinquecentista, imitatore compassato del Petrarca, ne feeero pubblicare, a spese dell'Accademia, le rime, obbligarono i soeì a dettarne ciascuno una lezione su d'un sonetto. 11 Crescimbeni ne scelse quattro, promettendo di trarne in altrettanti dialoghi eli' egli vi scrisse sopra u tutto il bisognevole per la toscana lirica poesia ». La semplici e la naturalezza era la meta a cui doveasi aspirare dagli Arcadi. Tra gli obblighi fu perciò quello di verseggiare soggetti possibilmente pastorali, o d'in-trodur per lo meno ne' eompoiiimcnti pensieri ed immagini, foggiate sulla vita e su'costumi degli antich: abitatavi d'Arcadia. Ma la prova uoii corrispose sventa-