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Storia della Letteratura Italiana
Il Seicento
Bernardo Morsolin
Francesco Vallecchi Milano, 1880, pagine 170

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   ;>!_ CAPITOLO SECONDO.
   titilla terra. La scelta non ò però senza contesa. Invitati accorrono m Cipro i più leggiadri giovani del mondo. Il bando porta clic non avrà lo scettro ehi non sappia torre la corona del nuovo re dalle mani della statua di Venere. Fatte le debite preghiere nel tempio, ha luogo la gara. l)e' molti che si cimentano, nessuno riesce nell'impresa. L'unieo fortunato è Adone. Conseguita la corona, tutti lo acclamano re, mentre Alinda, già nutrice di Mirra, ne svela agli astanti i cospicui natali. All'acclamazione tengono dietro gli omaggi degli ambasciatori e de' sudditi: dopo i^ quali, preposto Astreo al governo del regno, Adone ritornasi a Venere. La convivenza è per altro assai breve. Necessitata a recarsi per un giorno a Citerà, la Dea sale, dopo un affettuoso commiato, sulla schiena a un Tritone. 11 viaggio è tutt'altro che felice. Ne turbano la tranquillità l'onde sconvolte e i vaticini di Proteo, che predice ad Adone i più terribili casi. La Dea, consigliata dal Tritone a rendere immortale il giovane amante, s'aggira indarno da prima per il Ponto e poscia intorno alla Sicilia; finche, fatta 1 ora tarda senza incontrarvi Glauco dall'erba prodigiosa, s'indirizza nuovamente a Citerà.
   Aurilla, ancella di Venere, incitata da Falsirena, informa intanto degli amori di Adone il Dio della guerra. Questi, acceso d'ira, scende con Diana nel bosco, prediletto al giovane cacciatore. Levatosi, scovAto da Marte, un cinghiale, Adone lo colpisce d'un dardo ricevuto da Amore. La bestia ferita s'innamora d'un tratto del feritore, A domarne il furore non è nulla che valga, non il cane Saetta, ehe rimane ucciso, non lo spiedo, ehe s'arresta inerte alla pelle. Riuscito variò ogni sforzo, il giovane si dà alla fuga, inseguito ognor dalla bestia, che nell'atto di baciargli una coscia, rimastagli a caso scoperta, lo ferisce mortalmente ed atterra a fianco del cane. Venere, reduce da Citerà, ha il tempo appena di sollevarlo moribondo tra le braccia e raccoglierne l'ultimo fiato. Il dolore e i pianti della Dea non hanno contine.
   Sola sovente al bel giardin sen riede, Vìsita Vantro ombroso e il colle aprico, Dove V erba stampata ancor si vede Delle vestigia del diletto antico: Parla alle piante sconsolata e chiede Al sordo bosco il suo fedele amico, Bagna dì pianto % fiori ov'ei s'assise E scherzò seco dolcemente e rise.
   A consolarla non mancano le più dolci e affettuose parole degli Dei discesi dal cielo all'annunzio dell'orribile caso. Apollo narra i suoi dolori per la perdita di Giacinto: Baeco racconta il tristo caso di Pampino, trasformato in vite: Cerere tesse la dolorosa istoria di Aci, vittima di Polifemo: Teti ricorda la fine prima di Carpo e di Calcino, poi d'Ero e di Leandro, e da ultimo d'Achille. All' invito di lavorare con lei nella costruzione del sepolcro, Apollo suona la cetra e i sassi si ordinano puliti, mentre Pallade e Mercurio ne apprestano il disegno. Gli Dei tutti intervengono all'esequie del misero giovane, il cui corpo è bruciato sul rogo, e le ceneri deposte nell'avello. La sola parte non consunta dalle fiamme è i1 cuore, che Venere trasforma in un fiore. A onore d'Adone sono istituiti spettacoli e feste, a cui assistono i Numi tutti, tranne Marte e Vulcano. A' giuochi, che durano tre giorni, prendono parte genti d'ogni paese. Nell'ultimo interviene un drappello di avventurieri, capitati a caso nell'isola di Cipro. Sono i Farnesi, gli Orsini, Borghesi, i Colonna, i Caraffa, e tre Prineipi di Savoia. Spiccano tra loro due giovanetti,
   Il guerrier di Leone e quel del Giglio
   che scendono a combattere tra loro. È, il primo, Luigi XIII di Francia, e l'altro, datosi a conoscere poi per donna, Anna d'Austria delia casa di Spagna. Nella gio