EPOPEA.
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soverchio delle descrizioni si rendono meno avvertiti i giuochi di parole, i modi ammanierati e tutti, in una parola, i difetti dell'Adone, non sono clic un tributo pagato all'andazzo del seeolo, ipocritamente corrotto. E inteso sopra tutto ad adulare 1' ambizione principesca è il u Pianto d' Italia », una cinquantina di stanze, ove il poeta linge che l'Italia, apparsagli in sogno, compianga la sua grandezza passata, descriva le vessazioni degli Spagnuoli e speri la sua liberazione e la vendetta de' torti dalla spada di Carlo Emnianucle di Savoia. Con tutto ciò la u Strage degli Innocenti » e u il Pianto d' Italia » sono, oserei dire, i più corretti de' componimenti del Marini, immuni in gran p irte di quelle metafore strane, di quelle antìtesi e gonfiezze che costituiscono il eosi detto secentismo. Quello ehe vi si desidera invano, e l'impeto vivo dell' affetto, che dovrebbe sgorgare irresistibile dall' anima, commossa a' sensi che sola sa infondere la religione e l'aspetto de' mali della patria. La a Strage degli Innocenti » e u il Pianto d'Italia » sono come due fiori, nati e cresciuti in terreno non proprio. Nell'Adone invece si affacciano, ritratte al vivo, le condizioni, i costumi, la vita degl'Italiani, quali erano veramente nel secolo XVIL Nessuna parola che accenni di proposito a religione, nessuno squarcio, da cui si riveli la conoscenza de' mali della patria, s'incontra nel contesto dell'intero poema. Le credenze cristiane del Marini vi si rivelano appena da tre o quattro versi; mentre il sentimento nazionale si circoscrive ad una sterile ammirazione delle glorie passate, o si sciupa in lodi esagerate a' Principi contemporanei. La vita che spira dall'Adone, è vita materiale, epicurea, pagana: ne le allegorie, con le quali il poeta si brigò di adonestare le più snervate lascivie, bastano a purgarlo dalla colpa di lesa morale.
Ali Adone, letto avidamente dagl' Italiani e preso a modello di stile poetico dagli stranieri del secolo XVII, è toccata la sorte delle numerose epopee, foggiate quasi ad un tempo sugli esempi del Tasso. Abbandonato negli scaffali delle biblioteche, è gran ventura se vi viene tolto ed esaminato da qualcuno che faccia particolare professione di lettere. Il privilegio di essere stato pagato a caro prezzo e considerato come fosse la più grande produzione letteraria del seicento, non bastò a salvarlo dalla postuma noncuranza. Il rieordo che se ne fa nelle storie della letteratura italiana, è a sola testimonianza di quanto possa l'ingegno umano, anche traviato dal reo gusto. Dimenticati del resto, quanto e più dell'Adone, sono la \t Croce Riacquistata » di Francesco Bracciolini, giudicata il miglior poema dopo la Gerusalemme Liberata, la u Cleopatra » c la u Conquista di Granata » di G'rolamo Graziani, la u Gerusalemme Desolata » del Lalli, la u Scoperta d'America » dello Stigliani e del Villafranchi, la a Francia Conquistata » del Malmi-gnati, conosciuta probabilmente dal Voltaire, che termina in cgual modo la sua Eurichiade. L'epopea, che ancora si legge e s'ammira, e 1'eroicomica. Il vanto della invenzione e tutto di Alessandro Tassoni. Ingegno libero e indipendente, nato in Modena il 1565, il Tassoni attese, giovanissimo, agli studi della giurisprudenza. Dall'Università della patria sua, ove ottenne, a diciott'anni, la laurea, passò prima a Bologna, poi a Ferrara, e quindi in parecchie città d'Italia, visitandovi per ben dodici anni le Accademie e gli Studi più rinomati con 1' unico desiderio d'udire i primi letterati del suo tempo. Nel 158 i dettò una tragedia intitolata l'Erico, ci linea, com'egli scrisse, del decim'ottavo anno di Alessandro Tassoni », della quale poi si fece critico severo in un discorso del 1587. Annoverato a ven-tiquattr'anni tra gli Accademici della Crusca, pose l'animo ad oppugnarne per tempo i principi fondamentali, censurando con apposite postille il Vocabolario e contestando a' Fiorentini il primato della lingua. Licenziatosi dal cardinale Aseanio Colonna, cui aveva servito dal 1599 al 1603 in Roma e nella Scagna, si ridusse a vita privata, inteso per ben due lustri agli studi suoi prediletti. Primo frutto letterario di questo periodo di tempo furono le a Considerazioni sopra le rime del Petrarca », ove, critico acuto e talvolta fors'anchc un po' troppo severo, si fa a condannare certe forme e certi modi di dire, risguardati dal comune de' letterati quasi