Almanacco Italiano 1911 (parte seconda) di
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pito di riprendere l'esplorazione del Giuba e studiarne il corso per renderlo una importante arteria di importazione e esportazione per i commerci italiani.
Come abbiamo detto il Ferrandi fu primo a sorpassare il punto toccato dal Deken e sulla vaile del Giuba raccolse nn importante ma eiiale di notizie ed osservazioni.
Nello stesso tempo il Ruspoli partendo da Berbera, si proponeva di raggiungere le sorgenti del Giuba, verificare il corso dell'Omo, arrivare ai laghi Rodolfo e Stefania e raggiungere la costa dell'Africa Orientale tedesca per la regione dei grandi laghi.
Perito il Ruspoli per un accidente di caccia a sole i giornate dal Lago Stefania, la spedizione prese la via del ritorno raggiungendo la costa a Brava.
Di qui partiva il 12 ottobre 1895 la seconda spedizione Bòttegoche raggiunto Lugh, seguita la strada del Daua, attraversate lesua costa che produce a chi vi giunga 11.1» impressione di tristezza e di monotonia \ e sante costituita come è da una distesa seni pre bassa e pianeggiante profonda da uno a tre chilometri oltre la quale si stende ininterrotta una serie di dune mobili, di sabbie aride e deserte, bruciate dal sole.
Tutta la costa è costali temente battuta dai monsoni che spirano in senso opposto seguendo la direzione della costa: quello di nord-est dalla fine d'ottobre a tutto aprile, quello di sud-ovest da maggio alla metà di settembre.
Al monsone di sud-ovest corrisponde il cosi detto periodo di costa chium, poiché la direzione del vento rende più pericolosa la linea di frangenti (bassa) che affiora dal bassofondo madreporico parallelo alla costa.
Però le osservazioni compiute dal comandante Cerrina-Feronl hanno sfatata la tradizione della costa chiusa. Infatti le osser-
BiijL'XJebi Scebeli fbesso Caitoi. — Vegetazioni palustri.
terre dei Boran e degli Amhara Burgi giunse al Iago Pagade e di là all'Omo che ridiscese sino al suo sbocco nel lago Rodolfo.
Con questa spedizione chiusa tragicamente oltreché dall'assassinio di Sacchi, dall'uo-cisione di Bòttego a Gobó, si chiude il ciclo storico delle esplorazioni di quella parte dell'Africa Orientale che si distende dal Nilo all'Oceano Indiano e al mar Rosso a settentrione dell' Equatore. Gli opposti itinerari degli esploratori provenienti dal Nilo e di quelli provenienti dalla Somalia si erano ormai congiunti: il problema della Somalia che a Stanley era apparso insolubile, era ormai risolto.
Si sono però tracciati i grandi contorni soltanto della carta della Somalia; è necessario ora il lavoro più particolare, la ricognizione graduale e sistematica dei terreni per la loro valorizzazione; lavoro arduo e non breve del quale si hanno già in alcuni itinerari i primi notevoli saggi.
La costa. — Il Benadir deve senza alcun dubbio la fama sino agli ultimi tempi ingiustamente attribuitagli di terra inospitale allavazloni compiute dal comandante Cerrina-Feroni nei vari scali del Benadir durante il periodo di costa chiusa (giugno-settembre 1906). e cioè per 122 giorni, diedero i seguenti risultati.
A Mogadiscio le comunicazioni sarebbero state impossibili per 24 giorni, a Merca per 21 giorni, a Brava per 3 giorni soltanto, ad Itala le comunicazioni sarebbero state pos-sibli sempre.
D'altra parte si hanno orinai esempi di navi da guerra italiane e di piroscafi che sono rimasti durante il monsone di sud-ovest in comunicazione con la costa sbarcando merci e passeggeri.
L'interno. — L'impressione sfavorevole prodotta dall' aspetto arido del'a costa scompare appena salita la linea delle dune da dove l'occhio dell'osservatore spazia per una piana immensa che si stende unita e livellata per centinaia e centinaia di chilometri sino all'altipiano etiopico così da vincere al paragone le sconfinate pampas del sud-america e da presentare all'occhio l'illusione di un immenso mare.
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