Almanacco Italiano 1911 (parte seconda) di
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• La femmina di Prospaltella reca nel ventre circa 100 uova cbe danno altrettante femmine, cioè sempre forme ovigcne. Supponendo quindi che anche sole 30 uova vengano effettivamente deposte o veramente attecchiscano, si vede quale spaventevole figliolanza giunge a produrre una sola femmina, ohe è appunto 30 alla quarta potenza, e raggiunge
1» generazione, 30
2- . 30 X 30 — 000
3* „ 900 X 30- = 27,000
4« „ 27,000 X 30 81,000
6» „ 81,000 X 30 — 24.300,000
Se si calcolassero invece integralmente le ova deposte, si anderebbe a miliardi IRamo con esemplari ingranditi di * Diaspis pentagona „
e " Prospaltella Berlesei „ 1, Diaspis pentagona adulta, sana; come si vede, tolto lo scudo; 2. Adulta morta naturalmente e già secca; 3, Parassitizzata collo Bcudo sollevato; 4, Col foro di schiusa dal parassita; 5, Ninfa parassitizzata; 6, Collo scudo intatto a posto; 7, Collo scudo forato per caduta della spoglia ninfale; 8, Collo scudo mostrante il vero foro di schiusa della Prospaltella; 9, Scudetti maschili: 10, Larva: 11, Prospaltella Berlesei iu atto di deporre le nova; 12, In atto di ricercare la vittima.
la Diaspis, che, sebbene più fertile, ha però solo tre generazioni al massimo, ed è insidiata da grandissimo numero di cause nemiche (quelle che sinora l'hanno moderata alla meglio), che la Prospaltella non ha, perchè non ne ha nessuna, che io sappia. „
La discendenza di una Prospaltella in fine d'anno, date cinque generazioni e calcolando solo il 30% di veramente efficace, sarebbe:
Il prof. Berlese ha una sicura fede che la Prospaltella da lui importata in Italia pos<-a salvare i nostri gelsi dal flagello da cui sono seriamente minacciati. Ha già sparsa la Prospaltella nelle plaghe gelsicole invase dalla diaspis, e l'accompagnano i fervidi voti di tutti gli agricoltori che la fiducia del professor Berlese non abbia mai a patire delusioni!
Rulli per rompere la crosta del terreno.
Quando dopo le semine, specialmente in primavera, in seguito a pioggie la terra forma crosta, si corre facile rischio di veder compromesso l'esito delle semine stesse, e di vedersi sciupata ogni cura nella preparazione del terreno e nella scelta dei semi, perchè questi non riescono a superare l'ostacolo della anzidetta crosta e finiscono per perire. Se si potesse giungere a tempo a rompere la fatale crosta, senza compromettere la germinazione del seme già in via di sviluppo, sarebbe lasalvezza di ogni cosa. A questo mirano due arnesi ideati dagli agricoltori polesani cavaliere F. Zamboni di Fratta e cavalier dottore D. Tenani di Guardia Veneta: essi li costrussero in modo che potessero soddisfare ai bisogni che hanno trovato verificarsi all'atto pratico.
Il cav. Zamboni chiama il suo arnese rul-letto istrice, come si vede dalla figura.'L'arnese è semplice : sopra un asse di legno lungo 60 centimetri vi sono due piccoli cilindri,
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