Almanacco Italiano 1911 (parte seconda) di
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un buon rendimento della forza motrice, cioè porti ad una potenza del motore molto esagerata, rispetto all'effetto utile ottenuto.
Anche per tutto ciò che si riferisce a questa importante questione il progresso realizzato in quest'ultima annata fu reale, ma fu piccolo. Occorre tener presente che, per effetto della perdita dianzi accennata a proposito della resistenza all'avanzamento e per effetto della perdita dovuta al basso rendimento delle eliche, il volo di un aeroplano esige ancor oggi da due a tre volte più di forza di quanto corrisponde allo stretto effetto utile ed occorre osservare ancora eh*5, fatta la debita proporzione ai pesi, gli uccelli buoni volatori consumano al massimo un quindicesimo di quello che oggi consuma un aeropiano. Si capisca allora di quanta importanza sia lo studiar con cura tenace i due gruppi di problemi ora accennati, e quanto progresso sia logico attenderne per l'avvenire.
Può ora meravigliare che, ad onta della piccolezza dei perfezionamenti intrinseci recati in questo periodo agli aeroplani, si sieno potntl raggiungere con essi in quest'anno risultati pratici incomparabilmente superiori a quelli dell'anno precedente.
La spiegazione di questo fatto sta in piccola parte nella maggiore abilità oggi acquistata dai piloti ed in massima parte risiede nel progresso dei motori.
L'aviazione ha dovuto, al suo nascere, adattarsi all'impiego dei motori d'automobile i quali, allora specialmente, pesavano molto e non eran capaci di lavorare continuamente al loro càrico massimo senza dar luogo ad inconvenienti, ad alterazioni interne, che in breve li mettevano in panna. Per ovviare al primo inconveniente si fecero più tardi dei motori speciali, nei quali le velocità degli organi in moto e lo sforzo interno dei pezzi erano spinti a dei massimi impressionanti: ne vennero dei motori meravigliosamente leggeri, che, qualche volta, raggiungevano appena 1 kg. di peso per cavallo vapore sviluppato; ma questi motori, malgrado l'impiego degli acciai straordinari forniti dalla metallurgia moderna e malgrado la finitezza eccezionale della loro lavorazione, conservarono purtroppo, ed aggravarono anzi bene spesso, il secondo e più grave difetto: la grande incertezza della loro marcia regolare.
Fu necessario quindi tornare un po'indietro: ammettere, in massima, pesi unitari maggiori, ed, in particolare, conferire maggiore rigidezza ad alcuni pezzi, non lesinare nel numero, nella grandezza, nel tipo di alcuni accessori, curare con disposizioni speciali la lubrifica/ione, esagerare nel raffreddamento dei cilindri, ingrandire le valvole e comandare meccanicamente anche quelle di aspirazione ed, insomma, perfezionare tutto pazientemente, accettando i sacrifici di peso e di compl.cazione che si dimostravano necessari.
Questo passo indietro fu quasi esclusivamente compiuto in quest'anno; e portò al risultato d'ottenere motori che, pur non superando il peso di 3 o di 3,5 kg. per cavallo, camminano con regolarità perfetta per mez-*e gio -nate e per giornate intere, anche secostantemente spinti alla loro massima velocità ed al loro massimo sforzo; motori di facile maneggio, di facile sorveglianza; motori comodi e relativamente sicurissimi.
Ora è precisamente a questo progresso dei motori che sono dovuti i grandi trionfi aviatori di quest'anno; trionfi di durata, trionfi d'altezza, trionfi d'audacia.
II primo di questi pratici risultati è ovvio.
Il secondo è il frutto dell'esuberanza di forza che alcuni aeroplani /ìanno disponibile, od, in altri termini, della potenza che essi possiedono ili più di quel minimo che è necessario per sostenere il volo orizzontale inMonoplano Blébiot. (Fotogr. Argus).
prossimità della terra. Questa eccedenza di forza nel Blériot, per esempio, che ora sale più rapido di tutti, non può valutarsi a meno di 10 o 12 cavalli, che gli consentono appunto d'elevarsi con la velocità medili di poco più di uu metro al secondo, e di mantenersi a quote prossime ai 2000 metri, dove il bisogno di una maggior velocità o di una maggiore inclinazione delle ali per sostenere ancora l'intero peso dell'apparecchio e la diminuita potenza del motore, conseguente alla rarefazione dell'aria, riportano alla pari l'energia consumata e quella disponibile. Questa eccedenza di forza a terra solo oggi può veramente esistere perchè solo oggi i motori mantengono effettivamente, anche dopo un certo periodo di lavoro, la totale loro potenza.
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Blébiot Fotogr Blériot
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