Almanacco Italiano 1911 (parte seconda) di

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      tando uno doi più grandiosi Stabilimenti della Società Ceramica Richard Ginori, composto di caseggiati immensi, capannoni innumerevoli, camini eccelsi, che occupano una zona estesissima, dove ogni giorno la Ferrovia conduce cinque, dieci, venti, trenta talvolta quaranta vagoni di Caolino e di carbone. Il bianco, ed il nero.
      Sotto quegli immensi capannoni, il Caolino riposa dal lungo viaggio per settimane, per mesi, talvolta per anni, finché un giorno dalla quieta pace dei lunghi riposi, viene slanciato nel tur-bilie della vita, del moto, del fuoco ; viene misurato, dosato, mischiato all' argilla, al quarzo, a tanti e tanti altri elementi, per formare definitivamente la pasta. Nel locale ove hanno luogo tutte queste operazioni, non è possibile parlare ; occorro che urliate al vostro vicino le vostre impressioni. Il rumor© assordante che fa una forte grandinata sopra una vetrata, oppure il chiasso indiavolato di un treno che a gran velocità passa sopra una piattaforma girevole, sono pallide idee del fracasso infernale che udite nel locale delle laverie, dove in otto, dieci, dodici immensi rulli contemporaneamente i ciottoli di silice durissima battono contro i ciottoli, ed a loro volta cozzano contro lastre di pietra infrangibile, maci-cinando lentamente caolino, argilla, quarzo, e quanti altri materiali teneri e duri sono necessari per produrre una poltiglia liquida, fluida del colore della mota, la quale vi fa pensare con rimpianto all'ormai perduta bianchezza del Caolino......
      Ma ecco, in questo rullo la macinazione è finita; una pompa è messa in azione, e la poltiglia viene aspirata, sottratta all'orribile tramestìo dei ciottoli e condotta di sopra nei filtri composti di tante tele appositamente preparate, dove rimane per diverso tempo, finché la pasta si è quasi completamente liberata dall'acqua, grazie ad una forte pressione. Allora le tele vengono aperte, e se ne toglie quasi dei fogli di creta, che dei carrelli sono pronti a ricevere e condurre in cantine tetre, umide, oscure, lunghe interminabili, uniformi....
      Eppure l'operaio vi dirà la differenza di una pasta dall'altra; da quanto tempo essa pasta è nella cantina; la prenderà, la toglierà come pani di burro, e quasi amorevolmente la porterà là negli altri locali, dove altri operai l'attendono per foggiarla.
      La foggiatura... non è forse parola troppo classica, ma rispecchia molto fedelmente tutta una serie di operazioni assai complicate; ecco qua un operaio che prendo un pezzo di pasta, lo getta sopra un tornio girante velocemente, e modella in mezzo minuto piatti, scodelle, tazze, chicchere, fruttiere, coppe, ed ogni altro articolo destinato alla decorazione della mensa. Ecco là una macchina che funziona velocemente; un operaio vi introduce la pasta, e ne toglie centinaia di piastrello. Più oltre, in un altro reparto, delle donne fanno colare in recipienti di gesso la pasta liquida, o lercio, che prosciugandosi, dà consistenza ad oggetti modellati nelle più svariate forme, come articoli per toilette, zuppiere, tejere, caffettiere, articoli per l'igiene.... ed è un affannarsi di tutti questi operai a produrre, a produrre bene, a perfezionarsi sempre meglio nell'arte loro; e per molti è veramente un'arie, poiché non sempre la macchina viene in aiuto all' operaio ; spesso questi devo modellare a mano dei vasi artistici, dei cachepots, dei portaombrelli.... Ma tutti questi oggetti risultano quasi direi monotoni, uniformi; tutti ugualmente grigi e fragili. Gli operai devono maneggiarli con molta cura per non romperli, e vedendoli così in quello stato uniforme, stentate in certo qual modo a distinguerli, a riconoscere un oggetto dall'altro, e vi par quasi di essere diventati miopi, di vedere tutto confuso.
      Ma procediamo; piatti grandi e piccoli, piani e fondi, articoli di uso comune o di pregevole fattura, vengono schierati su tanti scaffali in una specie di stufa a quaranta o cinquanta gradi, in attesa di andare al fuoco; e là di ora in ora le tazze, i piatti, le zuppiere, le salsiere si direbbe che prendono vita; perdono il loro colore grigio scuro, si animano quasi, si imbiancano leggermente, ed ecco finalmente l'oggetto asciutto, fragile ancora, ma più facilmente maneggevole, pronto a sostenere la prova del fuoco.
      Ed è veramente una dura prova ; i piatti, le tazze, tutti i modelli più disparati che l'arte ceramica può produrre, vengono messi delicatamente in caselle refrattarie, le quali di per sò stesse rappresentano già tutta una lavorazione di macinazione e cottura delle quali non è il caso qui di occuparsi. Piatto vicino a piatto, separati con cura da appositi sostegni, tazze,


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Almanacco Italiano 1911 (parte seconda)
Piccola enciclopedia popolare della vita pratica
di
Bemporad Firenze
1904 pagine 710

   

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