Almanacco Italiano 1911 (parte seconda) di
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zuppiere, cachopots, fruttiere, placche, lavabos, a poco a poco riempiono le caselle, le quali a loro volta vanno a riempire un forno: una specie di cupola aperta in alto ed in basso per lasciar circolare liberamente il calore, la quale viene chiusa ermeticamente.
Al di sotto, il fuoco per trenta e più ore arde impetuoso e violento ; la sorte di migliaia di piatti, di tazze di scodelle è affidata a quei due o tre operai, che tranquilli e silenziosi sorvegliano il fuoco, aggiungendo ogni tanto palate di carbone, guardando negli strumenti appositi come procede la cottura. E quel fuoco inestinguibile, che giunge a lambire le terraglie e le porcellane rinchiuse nei forni, lentamente le trasforma, le indurisce, le nobilita in certo qual modo, rendendole resistenti, belle, bianche, quasi soffici al tatto, squillanti al tocco. Vi sono naturalmente gli eletti e gli scarti ; quasi come nella vita, alcuni si fermano ; sono deformati, rotti, per essi nuli' altro resta, se nòn il misero disprezzo dell' operaio che li getta lontano da sè; mentre altri procedono oltre, nella via trionfale, che li conduce al1-» ricche tavole dei signori.
Molti e svariati sono i servizi secondari che concorrono a dar vita e forma definitiva alle ceramiche in genere. Ma uno dei più interessanti è certamente quello della preparazione dogli smalti o delle vernici, che in linguaggio ceramico vengono chiamate fritto. Questa parola ricorda in certo qual modo la cucina ; ed infatti sitratta al postutto di una ricetta. Prendete del felspato, del borace, della silice, fateli fondere in una massa liquida, mobile infuocata, che a guisa di rossa fiamma irruente precipita furiosa e furibonda come lava da un cratere, immergendosi in un largo vasto ampio recipiente d'acqua, che gorgoglia e bolle al contatto di quella massa incandescente,... ed ecco fatta la vernice. Se vi chinate ad esaminarla, vedrete che è semplicemente del vetro, di un colore verdastro, in una massa informe che dimostra le contorsioni, gli sforzi, la lotta del fuoco e dell'acqua; massa che viene macinata finissima impalpabile, e coli'acqua viene trasformata in un liquido grigio, nel quale vengono immersi gli oggetti in biscotto, pronti così ad affrontare la seconda prova del fuoco.
In molti stabilimenti questa seconda cottura viene fatta mediante un lungo tunnel, nel quale vengono introdotti lentamente dei vagoncini carichi di oggetti da smaltare. Lentamente i vagonetti si avvicinano al centro, ove gli operai, nuovi sacerdoti di Vesta, mantengono un fuoco inestinguibile, distruggitore, che tutto consumerebbe, ma che fondendo la vernice, rende invece di una lucentezza meravigliosa, di una bianchezza straordinaria tutti gli oggetti, che passano sotto la sua azione quasi vivificante, la quale dà l'idea della voragine interna della terra, che tutto brucia e consuma, ma che nello stesso tempo, ci mantiene la vita ed il calore.
Ed ecco gli oggetti ormai pronti per essere lanciati sul mercato ; e non vi parlerò dei mille e variati modi per decorarli; dalla pittura a mano, semplice ed affrettata, all'artistica impareggiabile miniatura; dalle decorazioni fatte con spugne, a quella che imita le predilette decalcomanie dei fanciulli. Non vi descriverò la terza cottura, dei colori, nella muffola ; non vi parlerò dell' elegante moderna pittura a spruzzo, colla quale si possono ottenere morbide e pastose riproduzioni di fiori o frutta. Mi fermo a contemplare queste migliaia di oggetti che vengono fuori dai forni, e stento a persuadermi, che col caolino bianco ed amorfo, col lavoro di centinaia di operai, colla paziente attesa di mesi e mesi, coli' infuocato calore prodotto da centinaia di tonnellate di carbone, si possa giungere alla produzione di ogni genere di ceramiche, di terraglie dolci e forti,
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Vesta
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