Almanacco Italiano 1911 (parte seconda) di

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      Intorno alla Cassa Mutua Cooperativa Italiana per le Pensioni,
      La questione delia Cassa Mutua Cooperativa Italiana per le Pensieni di Torino si ricollega a tutto il lavoro compiuto in questi ultimi tempi per innalzare la previ lenza ed il risparmio verso forme più evolute.
      Menti-e si manteneva intatta la pregiudiziale essere il concetto della assicurazione estraneo all'abitudine ed al costume del nostro popolo, mentre quindi gli agenti di assicurazioni si limitavano alle loro più o meno anguste clientele, il popolo abbandonava le viete forme dei risparmi famigliari e si abbandonava Adente a quegli istituti locali o nazionali di risparmio che raccolgono e conservano ed accrescono i frutti delle economie degli umili, e la Cassa di Torino creò un istituto di assicurazione senza pastoie burocratiche, con tarilTe minime, con agevolazioni di varia natura, col frazionamento conveniente dei versamenti, con lo sminuzzare deile alte quote, col disgiungere delle spese di amministrazione dal fondo per le pensioni, coll'allontanare di ogni categoria di azionisti, infine, un Ente tipo di assicurazione popolare.
      Fu certamente un tentativo audace che effettuato veniva a ledere interessi, eclissava gli antichi pregiudizi sull'assicurazione; la fortuna che coadiuva gli audaci arrise all'Istituto. che ebbe un successo quasi unico negli annaii dell'assicurazione in Italia e che naturalmente gli procurò una fitta schiera di avversari e di nemici implacabili, ai quali sapeva di forte agrume la ascensione, per loro inspiegabile, deità Cassa Mutua, e tal rancore si accrebbe allorquando l'Ente sorto per i meno abbienti, si propose un reggimento democratico ed ottenne di impiegare i suoi capitali in utili imprese quali la costruzione di case popolari e l'ausilio a quelle cooperative che rappresentano un freno nell'attuale terribile e vertiginoso crescendo dei prezzi dei generi di indispensabile consumo.
      Lo sviluppo dell'Istituto è il seguente:
      Anni Socr Quote Incassi
      1893 1.701 2.075 15.913
      1894 6.76s 8.273 71.983
      1895 18.323 23.279 254.922
      1896 49.212 63 690 791.080
      1897 92.801 12 .771 1.899.689
      1898 127.046 167.983 3.533.997
      1899 115.449 191.802 5.341.480
      1900 160.(522 211.864 7.378.332
      1901 176.715 233.506 9.640.486
      1902 187.484 248.639 12.240.4s0
      1903 i;»8.3.->7 205.563 14.805.935
      1904 2 ì7.507 299.623 17.556.743
      1905 248 719 354.107 21.361.835
      1906 300.040 450.771 25.271.371
      1907 346.596 543.525 30.955.886
      1908 404.885 666.450 38.261.792
      1909 457.324 773 840 48.194.268
      1910 483.959 829161 53.303.317
      (al 30 sett.).
      Tale sviluppo si spiega per le caratteristiche dell'Istituto su riferito, per ia mirabile organizzazione raggiunta (la Cassa ha circa 700 agenzie ed oìt: e un migliaio di collettorie in tutti i principali comuni italiani ed all'estero ove vivono nostri connazionali), per aver saputo affezionare i soci all'azienda, per lo scopo propostosi agevolmente accessibile ail'intelligenza ed ai risparmi dei possessori di scarsa fortuna.
      Nostro compito però non è quello di cantare le lodi della Cassa di Torino ma bensì quello di spiegare le ragioni di una campagna che ha mosso a rumore recentemente tutto il nostro paese e di chiarire il nuovo programma dell'Istituto.
      Per comprendere il significate dell'agitazione attuale bisogna brevemente risalire aile origini. Cosa è o meglio cosa era la Cassa Pensioni? Una associozione tontinarla di ripartizione, cioè un organismo In cui una serie di indivìdui hanno convenuto di speculare reciprocamente sulla morte distribuendo i dividendi dei capitali versati entro un certo numero di anni a favore dei sopravviventi. I soci qualunque fosse la loro età o professione avrebbero avuto uguaii diritti e che annualmente i soci si sarebbero suddiviso l'interesse del capitale accumulato ed i benefizi di mutualità in proporzione delle quote sottoscritte. Fu cioè un concetto elementa-rissimo accessibile alla mente dei popolo.
      Tale patto non è nè giuridicamente nè moralmente e neppure tecnicamente iniquo perchè logicamente le persone che aderiscono ad un tai patto possono intravedere senz'altro tutti i vantaggi e tutti i pericoli che offre un contratto di tale natura.
      In seguito di tempo, i dirigenti della Cassa Mutua cominciarono a comprendere che l'Istituto ripartendo tra i soci i quali abbiano versato per un ventennio quote mensili d'una lira ciascuna, il reddito netto del capitale sociale, l'assegno a suo tempo sarebbe variato di anno in anno, col variare dei due fattori numero delle quote partecipanti al riparto e reddito del capitale accumulato. Ma però i soci che a falangi affluivano all' Istituto 11011 avevano compreso che il ioro contratto benché equo era aleatorio, ma inveco- ritenevano dì far fruttare i loro risparmi ad interesse elevato in modo da potere dopo i venti anni ottenere una pensiono costante per tutta la vita loro. E tale equivoco fu originato specialmente da questo fatto, che siccome i soci iscritti nei primi anni si sarebbero suddiviso gli interessi di un ingentissimo capitale e ciò con evideuto scapito degli altri soci successivamente iscritti, lo Statuto socia'e della Cassa prescrisse che il massimo della pensione non avrebbe dovuto superare una certa cifra pei primi cinque anni, ma i soci invece arguirono la


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Almanacco Italiano 1911 (parte seconda)
Piccola enciclopedia popolare della vita pratica
di
Bemporad Firenze
1904 pagine 710

   

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