Almanacco Italiano 1911 (parte seconda) di

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      possibilità dell'estensione di un tale massimo a tutte le categorie degli associati non solo, ma quello che caso mai, non avrebbe dovuto rappresentare che il massimo fu assunto come a dato costitutivo dell'entità dell'assegno. E così avvenne che quei cittadini che avendo a disposizione una certa somma sanno di non poter con quest.i acquistare che una certa quantità di merce, versando la stessa somma alla Cassa di Torino speravano, per un fenomeno taumaturgico, di accrescere i loro piccoli risparmi accrescere a dismisura in modo che la lira mensile potesse in venti anni cambiarsi in una pensione.
      Il difetto consisteva nel sistema tonti-nario dell'impresa, in quanto che tutti i soci, qualunque sia la età loro hanno eguali diritti e la mutabilità annua dell'assegno può rendere il patto oneroso per certe categorie di soci ed infine la perdita di ogni diritto in caso di morte poteva col tempo costituire un disinganno per coloro che ignari di ogni studio tecnico e non curanti di studiare le clausole contrattuali avrebbero lamentata la perdita dei loro risparmi.
      Si iniziò allora quel periodo che alcuno ha chiamato di transizione tra il vecchio e il nuovo, nel quale si tentò di correggere od eliminare i difetti propri al sistema. Questo travaglio interiore dell'Istituto, quest'opera di autocritica, lodevolissima, si estrinsecò in varii modi; colla nomina di Commissioni per la revisione delle basi e per l'attuazione delle probabili modificazioni; la riduzione del massimo della pensione dalla prima cifra di L. 2000 a quella più attendibile di L. 200 pei soci del primo quinquennio; la introduzione del comma b) dell'art. 66 dell'antico Statuto, col quale le pensioni potevano venire costituite non solo dagli interessi del capitale inamovibile fra i soci aventi diritto ma anche dalla porzione di capitale che a suo tempo fosse per risultare iu più facendo la differenza fra il capitale totale inamovibile e la parte di capitale puro inamovibile incassata negli ultimi venti anni eoi relativi interessi: la creazione di una Cassa di contro assicurazione o di rimborsi del tutto indipendente dalla Cassa Pensioni proponen-tesi di garantire agli eredi legittimi o testamentari o persone indicate dai soci la restituzione immediata delle quote versate dai soci alla Cassa pensioni nel caso di morte di questi prima del godimento della pensione o la restituzione della differenza tra la somma versata e quella percepita quale assegno annuo.
      Ma è certo che con tutto ciò si portavano al sistema tontinario tutti i possibili emen damenti ma del pari si era ancora lungi dal fine al qua'e la forza delle cose spingeva l'Istituto cioc all'avvicinamento ad un ordi-dario istituto di assicurazioni, naturalmente con la introduzione delle migliorie che costituiscono il pregio dello Statuto della Cassa Mutua.
      Nel frattempo severi studi condotti dall'Ufficio Tecnico dell'Istituto dimostrarono del pari che si dovevano rettificare i calcoli sul rendimento dei capitali impiegati dalla Cassa stessa, rendimento che calcoli precedenti fissavano in cifra sì elevata da rendereimportanti i difetti di fronte all'utilità che ne sarebbe derivata per la media dei soci. Questi studi si riassumono nella constatazione che il tasso ine.lio del rendimento del capitale, invece che del 10%, come effettivamente era negli anni in cui il prof. Peano provava che conservandosi in tale cifra il rendimento si poteva per un lungo numero di anni mantenere in lire duecento, era solo più del 7%.
      E ciò perchè dei quattro fattori costitutivi della pensione l'interesse era scemato a causa di leggi finanziarie indipendenti dalla volontà singola: la mortalità scemava di efficienza perchè per naturale selezione all' Istituto aderivano individui giovani tra i quali la mortalità è scarsa; il fenomeno decadenza forte nei primi anni di esercizio si riduceva a minima espressione per la fiducia conquistata dall'Istituzione; l'aumento progressivo dei soci infine per legge di saturazione non poteva considerarsi come illimitato.
      E nel frattempo apparvero anche altre considerazioni degne di nota e cioè:
      L'esperienza ha dimostrato che una lira versata ogni mese durante soli 20 anni non è sufficiente a procurare una rendita vitalizia degna di tal nome; e ciò per quanto ingente sia 11 rendimento del 7% dei risparmi. Apparve che la massima parte dei soci della Cassa di Torino erano fanciulli i quali avrebbero gravato per una lunga serie d'anni sull'Istituto e che sarebbero venuti in possesso di un reddito annuo in una età iu cui questo è scarsamente utile.
      Apparve che la Cassa Rimborsi assai meglio avrebbe funzionato se avesse potuto agire come una vera e propria assicurazione in caso di morte e quindi costituire il primo nucleo di un edificio di quelle assicurazioni popolari che prosperano mirabilmente all' estero.
      Infine l'esempio di società simili che dopo aver distribuito laute pensioni nei primi anni avevano dovuto ridurre di parecchio i loro dividendi sollevando clamore nella pubblica opinione ed un vivo malcontento tra i soci rese evidente che mentre si era ancor lungi dalla distribuzione delle prime pensioni agevolmente si potevano escogitare i rimedi opportuni.
      Così avvenne che nell'Assemblea dei Delegati di secondo grado della Cassa Mutua tenuta in Torino alli 24 aprile 1910 furono presentate ed approvate le seguenti conclusioni ;
      1) Riduzione del massimo delle pensioni pei soci dei primi cinque anni da L. 200 a L. 100; proposta già consigliata dal Consiglio Superiore della Previdenza e da tecnici sin dai 1903, e tendente ad evitare che nei primi anni si distribuissero pensioni troppo elevate e nel concreto lucrassero una maggior spesa di circa 10 milioni che sarebbe stata ripartita tra circa 25 mila pensionati a danno degli altri trecento mila soci.
      2) Diritto ai soci di optare per la liquidazione di tutto il capitale versato al termine dei venti anni con tutti i benefizi d'interesse composto e di mutualità, e cioè, allo scadere del ventennio invece di percepire la pensione ciascun socio potrà ottenere sotto forma diL'Olio Sasso Medicinale è ricostituente sovrano.


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Almanacco Italiano 1911 (parte seconda)
Piccola enciclopedia popolare della vita pratica
di
Bemporad Firenze
1904 pagine 710

   

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