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Un Figlio del Sole

Jack London
Bietti Milano, 1931, pagine 316

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   JACK LONDON
   grotteschi di forma e di colore, se ne stavano immoti, anche quando un pescecane appariva pigramente obbligando solamente i merluzzi a rintanarsi negli antri scuri.
   Sul ponte, c'erano dei negri intenti a lavorare intorno al parapetto di legno in un modo talmente goffo da richiamare gli atteggiamenti della scimmia, ma d'un tipo più sviluppato quale doveva essere stato preistoricamente. I loro occhi avevano difatti l'espressione caratteristica di questi animali e così il loro viso, tranne il corpo, però, nudo e lucente, privo di peli a differenza di quello della scimmia. Alle orecchie portavano piccole pipe di argilla, anelli di tartaruga, grossissime scheggie di legno, sottili chiodi arrugginiti, cartuccie vuote di carabina. Nessuno dei buchi che traforavano le loro orecchie era minore di larghezza del calibro di una Winchester; taluni, difatti, avevano il diametro addirittura di un pollice ed ogni orecchia aveva in media da tre a sei buchi. Spine, stiletti e bacchette appuntite di osso levigato pendevano dalle loro narici. Al petto d'uno era sospesa una maniglia tonda di porta, al petto d'un altro il manico d'una tazza di porcellana, al petto d'un terzo la ruota dentata d'una sveglia. Chiacchiera-