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JACK LONDON
tentava di aprire la serratura d'un grande forziere dentato. Da sopra coperta intanto giungevano voci stridule e il cigolìo e il fruscio di attrezzamenti pesanti, mentre la nera ciurma issava la vela maggiore e il trinchetto. Grief, distratto, osservava una grossa blatta che strisciava sopra la sudicia vernice. Griffiths, con una esclamazione di dispetto, portò il forziere alla scaletta per aprirlo alla luce. Lì, ai suoi piedi, mentre si curvava sul forziere, volgendo le spalle al visitatore, afferrò d'un tratto il fucile, appoggiato accanto alla scala, e nello stesso istante si voltò:
— Ora, fermo con ogni muscolo, — ordinò.
Grief sorrise, inarcò le sopracciglia assumendo un aspetto beffardo e obbedì. La sua mano sinistra era posata sulla cuccia e la destra, sul tavolo. Il revolver pendeva dal suo femore destro, in piena vista. Ma la sua attenzione era rivolta a quell'altro revolver, sotto il cuscino.
— Orsù! — sghignazzò Griffiths. — Avete ipnotizzato tutti, alle Solomons; ma con me, dovete permettermi di dirvi che non siete riuscito. Adesso vi butto fuori della mia nave, assieme al vostro ordine dell'Ammira