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JACK LONDON
bruciore di una pallottola e capì che il suo tiro era fallito. Si lanciò su Griffiths prima che partisse il secondo colpo e, con un attacco in basso, inchiodò le sue braccia al corpo. Spinse la bocca del revolver, che impugnava colla sinistra, molto addentro all'addome dell'avversario, e stava per premere il grilletto sotto l'eccesso dell'ira, quando la ragione subentrò all'istinto. Dal boccaporto giungevano le grida indignate dei Gooma nella sua canoa.
Tutto avveniva nello spazio di pochi secondi. Non ristette un attimo a pensare. Prese Griffiths, lo sollevò nelle robuste braccia e lo portò su per i ripidi gradini con una agilità fantastica. Sbucò dalla scala nell'abbagliante sfolgorio del sole. Un negro, alla ruota, digrignava i denti, e il « Willi-Waw » veleggiava già spumando e distanziando la canoa. Grief volse la testa. Dal mezzo della nave, col revolver in pugno, il comandante in seconda si lanciava verso di lui. Con due salti, sempre tenendo l'inerme Griffiths, Grief balzò al parapetto, sul bordo.
Entrambi gli uomini erano avvinghiati insieme quando caddero nelle acque; ma Grief, con rapida spinta delle ginocchia contro il petto dell'altro, si liberò dalla stretta,