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Un Figlio del Sole

Jack London
Bietti Milano, 1931, pagine 316

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   314
   JACK LONDON
   V.
   Superato l'epicentro, il barometro iniziò la discesa. Il cadere del vento fu rapido come era stato il suo sopravvenire. Quando non era più che un soffio, la macchina si sollevò in aria, divise le lastre cui era affrancata con un ultimo sforzo convulsivo dei suoi quaranta cavalli, e cadde sul fianco. Un'ondata fischiò come friggesse intorno ad essa, e il vapore si alzò in colonna come nuvola. Il macchinista gemette allo spettacolo doloroso, ma Grief gettò uno sguardo affettuoso al rottame e passò alla cabina a forbirsi via dal petto e dalle braccia il grasso con batuffoli di cotone.
   Il sole splendeva e la più delicata delle brezze estive spirava quando egli riapparve in coperta, dopo aver cucito la spaccatura del kanaka e fissato il braccio dell'altro. La « Malahini » giaceva a contatto colla riva. Hermann e la ciurma stavano ritirando e districando le ancore. Il « Papara » e il « Ta-haa » erano andati, e il capitano Warfield. col cannocchiale, stava esplorando l'altro lato dell'atollo.