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XXX.
Quattro antichi amici si dispongono a rivedersi.
— Ebbene? — disse Porthos, seduto nella corte dell'albergo della Capretta, a d'Artagnan che, colla faccia lunga e malcontenta rientrava dal Palazzo-Cardinale; — ebbene! egli vi ha mal ricevuto, mio caro d'Artagnan?
— Sì, davvero! veramente è una bestia sozza quell'uomo! Che cosa mangiate, Porthos?
— Eh ! lo vedete, inzuppo un biscotto in un bicchiere di vino di Spagna. Fatelo anche voi.
— Avete ragione... Gimblou, un bicchiere!
Il cameriere apostrofato da quel nome armonioso portò il bicchiere chiesto, e d'Artagnan sedette vicino al suo amico.
— Come la è andata?
— Caspita! potete bene immaginarvelo: non v'erano mica due modi di dire la cosa; sono entrato, mi guardò di sbieco, ed io alzai le spalle e gli dissi: — Monsignore, noi non siamo stati i più forti.
— Sì, so tutto, — mi rispose, — ma narratemi la cosa dettagliatamente.
— Comprenderete, Porthos, che non potevo narrare i particolari senza nominare i nostri amici, e il nominarli sarebbe 6tato lo stesso che perderli.
— Perdio!
— Monsignore, — risposi, — essi erano cinquanta e noi eravamo due.
Dumas. Venti anni dopo. — ii
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