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Venti anni dopo (volume 3)

Alessandro Dumas (padre)
Fratelli Treves Editori, 1929, pagine 272

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   — 220 — .
   Avvenne per combinazione che il secondo fosse uno svizzero gigantesco, di modo che, tranne alcuni punti che scricchiolavano nelle cuciture, tutto andò nel migliore dei modi
   P°Per* qualche tempo non si udì che lo sfregamento delle vesti. Porthos e d'Artagnan si vestivano in fretta.
   __È fatto, — dissero nel tempo stesso. — Riguardo a
   voi compagni, — dissero volgendosi verso i soldati, — non vi accadrà nulla, se siete tanto gentili ; ma se vi movete, siete morti.
   I soldati stettero quieti. Essi avevano compreso dal pugno di Porthos che l'affare era piuttosto serio e non c'era affatto bisogno di scherzare.
   — Adesso, — disse d'Artagnan, — non vi spiacerà di comprendere, non è vero, Porthos?
   — È vero, non c'è male.
   — Or dunque, discendiamo nel cortile.
   — Sì.
   — Prendiamo le veci di quei due ragazzetti.
   — Sta bene.
   — Passeggiamo in lungo e in largo.
   — La cosa sarà gradita, dato che non fa caldo.
   — Tra qualche momento, il servo chiamerà come ieri il servizio.
   — Noi rispondiamo?
   — No, noi non dobbiamo rispondere.
   — Come vorrete. Non m'importa di rispondergli.
   — Non rispondiamo ; cacciamoci solo il cappello in testa e scortiamo Sua Eminenza.
   — Dove?
   — Dove essa va, presso Athos. Credete che se ne affligga nel vederci?
   — Oh ! — esclamò Porthos, — adesso comprendo !
   — Aspettate a gridare, Porthos ; poiché parola d'onore, non siete al termine, — disse il Guascone in tono canzonatorio.
   — Cosa sta per accadere? — disse Porthos.
   — Seguitemi, — rispose d'Artagnan. — Chi vivrà vedrà.
   E passando per il buco si lasciò cadere leggermente nel
   cortile. Porthos lo seguì per la stessa strada, benché con più fatica e meno diligenza.
   I soldati legati nella stanza si sentivano tremare dalla paura.