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Venti anni dopo (volume 3)

Alessandro Dumas (padre)
Fratelli Treves Editori, 1929, pagine 272

Digitalizzazione OCR e Pubblicazione
a cura di Federico Adamoli

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   — 227 —
   __ Monsignore, — disse d'Artagnan, — Vostra Eminenza vede come noi ci atteniamo alle cerimonie, ma per altro siamo costretti ad avvertirla che non abbiamo tempo da perdere; aprite dunque, monsignore, se ciò vi garba, e vogliate ricordarvi una volta per sempre, che al minimo movimento che farete per fuggire, al minimo grido che lancerete per scappare, siccome la nostra situazione è eccezionale, non dovrete avervene a male se commettessimo degli eccessi.
   — State tranquilli, signori, — disse Mazarino, — io non tenterò nulla, vi dò,la mia parola d'onore.
   D'Artagnan fece segno a Porthos di aumentare la vigilanza, poi volgendosi verso Mazarino:
   — Adesso, monsignore, entriamo, se non vi spiaoe.
   LXLIII.
   INFERENZE.
   Mazarino fece scorrere il catenaccio d'una doppia porta sulla soglia della quale si trovava Athos pronto a ricevere il suo illustre visitatore, a seconda dell'avviso datogli da Comminges.
   Scorgendo Mazarino, egli s'inchinò.
   — Vostra Eminenza, — diss'egli, — poteva fare a meno di farsi accompagnare, l'onore che ricevo è troppo grande perchè io lo possa dimenticare.
   — Eppure, mio caro conte, — disse d'Artagnan, — Sua Eminenza, non ci voleva assolutamente con sè ; siamo stati io ed il signor du Vallon che abbiamo insistito, in un modo un poco scortese, forse, ma avevamo tanta voglia di vedervi .
   A quella voce, a quell'accento canzonatorio, a quel gesto così conosciuto che accompagnava quell'accento e quella voce, Athos fece un balzo dalla sorpresa.
   — D'Artagnan ! Porthos ! — esclamò.
   -— In persona, caro amico.
   — In persona, — ripetè Porthos.
   — Cosa vuol dire ciò ? — domandò il conte.
   — Ciò vuol dire, — rispose Mazarino, provandosi a