Giornata della Memoria 2024

27 gennaio 2024

Teramo, Sala Convegni Camera di Commercio Gran Sasso d'Italia


Giornata della Memoria 2024 a Teramo

Intervento della Dott.ssa Paola Fargion


       Paola Fargion, nata a Milano, di fede ebraica, laureata in Scienze Politiche all’Università degli Studi di Milano ha lavorato in Africa - tra gli anni Settanta e Ottanta – per le Nazioni Unite e nell'ambito della Cooperazione italiana allo Sviluppo. Attualmente scrittrice di narrativa ebraica con cinque libri pubblicati, collabora a livello nazionale ed internazionale insieme a suo marito Meir Polacco con Amministrazioni, Prefetture, scuole e Forze Armate organizzando eventi e incontri a favore di cittadinanza, istituzioni e scuole per promuovere il progetto Il Ricordo e la Vita. Questo impegno è rivolto alla Memoria e al riconoscimento, mediante ricerca e raccolta di testimonianze di ebrei sopravvissuti alla Shoah, dei molti italiani benemeriti (in parte ancora sconosciuti) non ancora Giusti Tra le Nazioni del Memoriale Yad Vashem. Tra questi c'è per l'appunto Umberto Adamoli. Già appartenente al Corpo della Regia Guardia di Finanza e Podestà di Silvi, dal 1939 e fino alla Liberazione Umberto Adamoli fu anche Podestà di Teramo.


      Dall' intervento di Paola Fargion alla cerimonia istituzionale del 27 gennaio 2024 in occasione della Giornata della Memoria:

       “…Traggo spunto dalla frase che mi ha molto colpito del Presidente della Provincia, che ha parlato in modo molto chiaro di quella che è l'indifferenza, il peccato dell'indifferenza, la gravità dell'indifferenza, che purtroppo ha connotato moltissime situazioni, persone e pagine orrende della Shoah. A fianco di questa parola io sono solita porre la parola “differenza”, perché deve esserci un contrastare… Così come la luce contrasta il buio e vince sul buio, così la differenza è l'argomento cardine di cui parlerò stasera. La differenza di chi, come nel caso del teramano Umberto Adamoli e di centinaia di “Giusti Tra le Nazioni”, ha scelto il bene, perché ricordiamoci che la vita impone sempre delle scelte. Scegliere il bene, scegliere il giusto spesso e volentieri costa più fatica che continuare sulla strada vecchia. Nel caso specifico di Umberto Adamoli e di ogni “Giusto Tra le Nazioni” il prezzo era molto spesso la vita. E proprio il rischio per la vita è uno dei pilastri su cui si fonda il processo di riconoscimento che il Memoriale di Gerusalemme inizia e porta a compimento spesso in molto tempo, attraverso Commissioni e sottocommissioni. Il rischio per la vita è uno dei principi fondanti del riconoscimento di un Giusto, e la sacralità della vita è il principio cardine dell'ebraismo che addirittura supera altri vincoli religiosi. Il Memoriale Yad Vashem di Gerusalemme è nato nel 1953 sulle ceneri di sei milioni di miei correligionari. Voglio precisare che ad ogni famiglia ebraica appartiene un pizzico di quella cenere, anche se ognuno di noi è figlio di salvati, nipote di salvati, ma nipote spesso di deportati. Ciascuno di noi porta questo carico, non esistono differenze statali, universali o di confini: il popolo ebraico è uno, che abiti in Terra d'Israele o che abiti in Italia. Il Memoriale della Shoah Yad Vashem dopo dieci anni dalla sua Costituzione ha guardato anche alla differenza, cioè a coloro che hanno permesso a milioni di altri ebrei di salvarsi. E così è nato il Dipartimento Giusti di Yad Vashem che tuttora è in forza e continuerà ad esistere fino a che ci sarà un solo Giusto Tra Le Nazioni da riconoscere. Adesso desidero farvi entrare nel significato profondo del Memoriale della Shoah. Partiamo anzitutto dalle parole yad vashem, che molti citano senza sapere cosa significhi: vogliono dire “mano e nome” come la parola Shoah che significa improvvisa catastrofe, parola che proviene dalla Torà, cioè della Bibbia, nello specifico dal libro di Isaia.
       Il Memoriale della Shoah Yad Vashem rappresenta l'intero popolo ebraico, e quindi le migliaia di Giusti Tra Le Nazioni. I Giusti sono coloro che hanno salvato la vita di un ebreo, di più ebrei, anche la mia (in senso lato) perché noi tutti ci identifichiamo con questo. Un'altra cosa importante è precisare che in realtà la traduzione corretta della pa/rola ebraica non è “giusto” in quanto la pa/rola ebraica per tradurre “giusto” è Zadík. La parola in ebraico è Chassid, che altresì vuole dire compassionevole cioè colui che, compassionevole, ha provato qualcosa dentro che l'ha spinto al bene, alla pietà.
       Noi stiamo parlando di valori, stiamo parlando di cose immateriali, quelle che fondano una società, quelle su cui ci si confronta nei comportamenti, le linee guida di un individuo. La storia è fatta da individui, è fatta di singoli, e sono proprio i singoli che possono incidere e che fanno la differenza. In questo caso Umberto Adamoli, come ha precisato il Sindaco d'Alberto, in un ruolo apparentemente colluso con il regime, ha fatto la differenza. Chi non era fascista ...? Anche il mondo ebraico lo era. Le Comunità israelitiche sono sorte nel 1929 con una legge fascista. Umberto Adamoli era in quel contesto e come lui molti altri, tra cui Podestà italiani Giusti Tra Le Nazioni e Commissari di Pubblica Sicurezza. A questo proposito faccio un nome per tutti: Giovanni Palatucci.
       Molti appartenenti al Corpo della Guardia di Finanza, all'Arma dei Carabinieri, alla Polizia di Stato hanno saputo scegliere il bene all'interno del loro ruolo mettendo a rischio la propria vita.
       Preciso - a scanso di dubbi per chi possa averne - che quando viene presentato un nome a Yad Vashem, viene valutato il pro e il contro di questo nome. E qui mi riferisco nello specifico ad autorità politiche e militari. Non tutti passano. Vi faccio un esempio: riceviamo la testimonianza di un'ebrea fiumana che cita alcuni nomi. Tra questi la figura di un Commissario. Indaghiamo, verifichiamo, trovo il discendente (ecco perché sono chiamata “detective della Memoria”…) e scopro che lo zio, prima militare e poi Commissario aveva lavorato a Gries. Allora Gries (Bolzano) era una delle anticamere di Auschwitz. Non sono stata in grado di tracciare oltre, ma ciò che avevo sentito mi è bastato.
       Dunque bisogna stare molto attenti perché Yad Vashem verifica, nonostante si sia tutti esseri umani e possa succedere drammaticamente uno sbaglio, ma è comunque molto difficile perché nel minimo dubbio non si rischia. A Yad Vashem sono trenta Giudici e le procedure sono molto lunghe. Io e mio marito - di cui porto i saluti - lavoriamo con onestà intellettuale e soprattutto diventiamo oggetto, non soggetto, nel nostro impegno per l'Italia.
       E di conseguenza siamo pronti a vedere nominativi che non si portano avanti. Su Umberto Adamoli non c'è stato dubbio perché i discendenti delle decine di ebrei che hanno firmato, hanno confermato in primis che le firme erano dei loro genitori e che essi sapevano di questa storia. In secundis addirittura mi è stato comunicato a chi apparteneva la macchina da scrivere che aveva battuto quelle parole preziose di ringraziamento sotto le quali c'erano 20-30 firme. E sono poche perché sappiamo che ci sono molti altri salvati riconoscenti. Non li abbiamo trovati tutti perché molti vengono dalla ex Jugoslavia e forse salteranno fuori in seguito (come è successo col caso di Bartali).
       Quando c'è un’eco su una notizia i discendenti arrivano magari dall'America, dall'Australia. Ci sono comunque dei discendenti francesi, alcuni che abitano in Terra d'Israele, c'è addirittura una giornalista discendente diretta, quindi una figlia residente negli Stati Uniti. E quindi la vicenda di Umberto Adamoli racchiude in sé la storia anche di ebrei stranieri che si sono trovati a Teramo e a Teramo hanno trovato un'ala protettrice e si sono salvati… non solo loro, perché sono centinaia anche gli internati che hanno avuto aiuto da parte di Umberto Adamoli.
       Questo è quello che noi facciamo da qualche anno, e concludo dicendo che è nato tutto dai numeri e dalla statistica, perché a fronte di oltre l'ottanta per cento dell'ebraismo italiano salvatosi sono solo circa 780 i Giusti Tra Le Nazioni riconosciuti da Yad Vashem. E io anni fa mi sono chiesta come mai: qual è la falla? Dov'è la falla?...
       Non è certo la mancanza di riconoscenza ebraica, perché per noi la riconoscenza è imperitura, i rapporti tra chi ha salvato e chi è stato salvato sono rimasti negli anni a meno che ci siano stati trasferimenti magari oltreoceano.
       Allora cosa è mancato? C'è stato il silenzio, il silenzio per decenni mentre adesso c'è un grande fermento e voglia di raccontare… E quindi noi, e molti altri con noi, portiamo avanti tutte queste pratiche… E vi anticipo che sono centinaia. Ce n'è credo un paio che riguarda ancora l'Abruzzo, che abbiamo scelto perché la vita - ripeto - è un insieme di scelte, di portare avanti con tutte le altre per l'Italia, per la creazione di una memoria collettiva, affinché di Umberto Adamoli si parli anche in Lombardia, dato che tra l'altro l'origine degli Adamoli è lombarda… Perché di Umberto Adamoli si parli a Trieste, si racconti a Napoli, perché è parte del patrimonio buono italiano. E l'esempio buono - lui e tutti gli altri Giusti Tra Le Nazioni - che ha reso possibile la sconfitta del buio. E non dobbiamo dimenticarlo perché in tempi come questi di profondo oscurantismo, molte volte mi sono domandata, e lascio a voi la risposta:
       “Se oggi un ebreo fosse in pericolo ci sarebbe qualcuno pronto a mettere la sua vita sul piatto?”.

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