E' una cerimonia uguale alle precedenti organizzate dalla Prefettura negli ultimi mesi, ma diversa. Uguale certamente nella solennità, nella serietà, nella profondità, nella sincerità e nell’importanza dei valori che oggi vogliamo celebrare. Non è il caso di usare ovviamente la parola celebrare, ma ricordare, appunto perché oggi è il giorno della memoria.
Ringrazio il Prof. Luigi Ponziani che ha accolto immediatamente l'invito e si è reso subito disponibile, e ci ricorderà la storia di quegli anni, di quel periodo, e come è stato possibile arrivare alle leggi razziali, a quella tragedia dell'olocausto, dei campi di concentramento. Brevemente lo ricordiamo: circa 80 anni scoppia la seconda guerra mondiale, con più di 50 milioni di morti. Una guerra veramente mondiale perché si combatté fino agli atolli del Pacifico, e come sappiamo tutti anche in Italia, nelle singole strade, nelle singole campagne. La conosciamo la vicenda, l'abbiamo studiata, abbiamo letto tantissimi libri, abbiamo visto tanti film, tanti documentari. Sappiamo se non tutto, molto di quello che avvenne in quegli anni; non stiamo parlando di Napoleone o di Giulio Cesare, stiamo parlando di una storia che è viva, sia perché alcune persone fortunatamente sono ancora vive, sia perché abbiamo tutti avuto testimonianze dirette da zii, amici, parenti, cugini, di quegli anni, di quella tragedia, e sia perché siamo qui non solo per ricordare, quindi un'immagine rivolta al passato, ma pensando anche al presente e al futuro. Dobbiamo farne monito tutti i giorni dell'anno, perché è la pagina più buia della storia dell'umanità, perché non si ripeta mai più, in nessuna nessuna forma e in nessuna parte della terra.
Nel dopoguerra il motto principale era costituire un mondo migliore: 80 anni dopo ci siamo riusciti? Direi si e no. Si, se pensiamo ai tanti paesi che sono diventati democratici: noi abbiamo la nostra Costituzione che nella prima parte ancora ci illumina in maniera esemplare. Tanti paesi non sono più legati al cosiddetto blocco occidentale e sono diventati regimi democratici: uguaglianza formale, libertà, diritti per tutti i cittadini. Con tutte le imperfezioni e le ingiustizie di oggi possiamo dire che il mondo è migliore. No, se pensiamo alla frase "Mai più guerre". Abbiamo ovviamente ancora molto da costruire: sappiamo tutti che ci sono ancora molte guerre in corso, proprio in questi giorni. E da cittadini continuiamo a non capire perché nascono, non capiamo perché non si siedano intorno ad un tavolo e non trovino una soluzione. Noi siamo solo colpiti dalle immagini dei morti e purtroppo spesso anche dalle atrocità. Quindi anche la giornata di oggi non poteva che essere un forte messaggio, che ribadiamo, all'invito alla pace, in ogni parte del mondo, perché solo con la pace ci può essere la libertà, la democrazia, il benessere economico.
Volevo ringraziare Meir Polacco e Paola Fargion, quest'ultima qui con noi. La dottoressa Fargion si occupa di cercare persone che ancora non sono state dichiarate “Giusto Tra le Nazioni”, e sta facendo un'opera assolutamente meritoria. Come Giusto tra le Nazioni noi, meno addentro alla materia, conosciamo Schindler per il famoso film, conosciamo Bartali, conosciamo Carlo Angela padre di Piero, conosciamo lo storico e giurista Iemolo, conosciamo il gioielliere Bulgari, ma non conosciamo magari tanti personaggi che invece hanno fatto tanto. Ed oggi parliamo di Umberto Adamoli. Questa non è la cerimonia ufficiale di proclamazione come ”Giusto Tra le Nazioni” di Umberto Adamoli, ma è un modo per ringraziare la dottoressa Fargion e valorizzare un momento storico: un teramano che viene proclamato ”Giusto Tra le Nazioni”. La cerimonia avverrà tra qualche mese auspicabilmente a Teramo. Umberto Adamoli, podestà di Teramo e Silvi, finanziere, come tutti i Giusti ha messo a rischio la propria vita pur di salvare altre vite.
Ringrazio Walter De Berardinis, sempre presente, anche lui passa la vita a cercare fatti spesso cruenti, drammatici, a trovare episodi da valorizzare, per ricordare e non dimenticare, e a volte riesce a fare ottenere alle persone le medaglie pubbliche. Noi lo ringraziamo, siamo molto contenti di questo lavoro, perché riesce a riscoprire episodi e fatti di cui si parla poco, o sono dimenticati.
Le ho lasciate in fondo volutamente, ma sono loro le protagoniste della cerimonia di oggi: le famiglie degli internati italiani nei campi di lavoro. E' evidente che lo stato non può restituire la vita a chi non ce l'ha più, e non può cancellare le ferite subite, il dolore delle famiglie. Può però ricordarsi di loro con un gesto simbolico, con una medaglia, con il grazie dello Stato italiano oggi impersonato umilmente da me. Non c'è stato e non ci potrà mai essere e non ci sarà mai un motivo che possa in nessun modo giustificare quello che è avvenuto 80 anni fa: le stragi, i campi di sterminio. Non è accettabile ottant'anni dopo e non potrà mai esserlo, ma per questo ci troviamo oggi, ripeto, non per guardare al passato, ma per ribadirlo con forza anche per il futuro: facciamo di tutto perché non si ripeta mai più. E noi siamo vicini alle loro famiglie per quello che hanno sofferto e quello che ancora oggi provano. E direi di fare loro un applauso tutti in piedi. Grazie a tutti, viva l'Italia, viva la Repubblica, viva Teramo.
Giornata della Memoria 2024 a Teramo