Il prozio Fortunato Adamoli, primogenito del bisnonno Antonio, nasce a Narro il 27 settembre del 1910.
Poiché nasce di sette mesi, la bisnonna Caterina lo teneva in una scatola di scarpe imbottita con dell’ovatta che faceva da incubatrice casalinga. Nonostante fosse nato prematuro, considerando i tempi, crebbe sano e forte. Trascorre la sua infanzia a Narro, e divenuto ragazzo la famiglia lo manda a studiare a Milano presso il collegio “Artigianelli” dove consegue il diploma di perito meccanico. Tornato a casa, per un certo periodo di tempo lavora alla “Guzzi” di Mandello,
ma poiché non amava avere orari si licenzia. Quando qualcuno lo chiamava per un lavoretto, lui non si tirava mai indietro, era amico di tutti, sempre disponibile ad aiutare chi avesse bisogno, senza mai chiedere compensi in cambio, magari solo un buon bicchiere di vino.
Da giovane si era innamorato di una ragazza di Vendrogno, vicino Narro; come tantissime persone a quei tempi la povera donna aveva avuto la tubercolosi, lui desiderava sposarla lo stesso, ma suo padre non gli diede il permesso. Di tutta risposta il prozio Fortunato disse al bisnonno Antonio che se non avesse avuto il suo consenso non si sarebbe più sposato e così fece. Durante la guerra collabora con i partigiani a Narro. Nel 1975 muore sua mamma Caterina e da quel momento rimane solo.
Nel 1983 ormai anziano, a causa di un piccolo incidente domestico, mia mamma Rosanna, lo zio Nino e la zia Renata, decidono insieme di ricoverarlo in una casa di riposo a Dongo dove potevano fargli visita tutte le settimane. Era tanta la voglia di tornare a Narro che più volte provò anche ad andare via dalla struttura dove era ricoverato, così la mamma dovette prendere la dolorosa decisione di spostarlo a Grosio in Valtellina. La mamma mi racconta che mentre lo accompagnavano chiese se lo stessero portando in Austria, tanta era la distanza dalla sua Narro. Questo alla mamma dispiacque molto, ma lui aveva bisogno di cure e se non lo avesse ricoverato, probabilmente sarebbe morto prima.
Nell’estate del 1986 torna a Narro per alcuni giorni di vacanza da trascorrere con la sua famiglia, e tutto il paese lo accoglie affettuosamente con una gran festa; purtroppo fu anche l’ultima volta. Muore qualche anno dopo, il 7 ottobre del 1991. Io lo ricordo come una persona sempre allegra, gioiosa e socievole, e le uniche volte che si arrabbiava un pò era quando perdeva giocando a carte a l’Ortello.
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