Se mi salvo la vita è un caso .
Diario di Guerra di Antonio Adamoli (1916-1918)

a cura di Federico Adamoli


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     Per questi motivi il diario di guerra di Antonio Adamoli suscita un grande interesse. Classe 1887, quando parte per il fronte nel gennaio 1916 è alle soglie dei trent'anni. Lascia la moglie Caterina Arrigoni e i due figli Fortunato di sei anni e Pietro di tre anni, che abitano a Narro (frazione del comune di Casargo, in Lombardia); qui egli è nato, vive con la famiglia e gestisce con essa la pensione “Ortello”. Considerata l'età non più verdissima è facile pensare che non fosse animato dallo spirito che avevano i tanti giovani partiti per il fronte, imbevuti di ideologie di stampo risorgimentale, con l'idea di dover rendere grande la Patria, o per puro spirito di avventura, anche se poi il patriottismo non fu solo l'esaltazione dei giovani, perché pure tra gli uomini maturi, molti volontari, non mancarono certamente gli interventisti che continuavano a guardare a Mazzini, convinti di partire per la quarta guerra risorgimentale. E' facile pensare che Antonio fu come quei tanti poveri ed onesti italiani che già dovevano fare i conti con una non facile esistenza, e che la guerra non l'avevano voluta, ma pagando un altissimo contributo di sangue, spesso perdendo quel poco che possedevano.
      La descrizione degli anni trascorsi al fronte da Antonio Adamoli è asciutta, imperniata sugli aspetti pratici delle giornate, condite dai disagi del servizio e soprattutto da quelli legati al freddo. Non sappiamo cosa egli pensasse della guerra. Nella cronaca secca, essenziale che egli riporta, non c'è spazio per la riflessione, per le considerazioni, se non nei momenti più drammatici della sua esperienza; è il silenzio del soldato che, in balia degli eventi, pensa ai cari lontani e coltiva il sogno di tornare a casa. Evita di fare qualsiasi commento anche quando il 28 ottobre 1916 riferisce di aver saputo della fucilazione di 5 alpini della 244° compagnia Val d'Intelvi “quasi senza motivo” (1).

(1) Una delle pagine della “guerra disonorevole”, alla quale è dedicata la chiusura di questo lavoro. Nel diario Antonio si riferisce alla 245° compagnia.