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“Se mi salvo la vita è un caso”: è una delle poche considerazioni di Antonio che si è voluto scegliere come titolo di questa pubblicazione, e che sembra riflettere la condizione del soldato coinvolto in una guerra che non è la sua guerra perché non ne comprende le ragioni, ma nonostante tutto è ligio al proprio dovere di soldato dell'esercito italiano (2). (2) “Molti avevano certamente affrontato la vita di guerra sostenuti dai valori della cultura contadina: perseveranza, laboriosità, rispetto delle gerarchie. I rapporti interni alla comunità contadina, imperniati sulla subordinazione all’autorità della famiglia per la soddisfazione dei bisogni collettivi, avevano favorito l'adattamento alla disciplina.” (Bruna Bianchi, “I disobbedienti nella grande guerra”, sul sito interntet: www.fondazionebasso.it, consultato il 15/3/2012). |