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L'elettricità

      Fra le forze importanti messe nel secolo scorso al servizio dell'uomo, è da ricordare in prima linea l'elettricità. A "scoprirla" — se così si può dire — fu l'italiano Luigi Galvani che fece le note esperienze con una rana morta. Egli ne toccava i muscoli con un archetto fatto di due diversi metalli e la rana, benché morta, aveva delle brusche contrazioni. Galvani pensava, sbagliando, che si trattasse di elettricità animale, mentre Alessandro Volta intuì che a produrre elettricità non era il corpo della rana ma il contatto di due diversi metalli.
      Nacque così la famosa "pila di Volta", formata da dischi sovrapposti di rame e di zinco, alternati, separati da stoffa bagnata in acqua con un po' di acido. Questo sistema per produrre elettricità era importante per gli studiosi, ma l'energia prodotta era troppo debole per compiere un lavoro, per muovere potenti motori. Si doveva trovare un modo per trasformare energia meccanica, o di movimento, come quella delle acque dei fiumi, in energia elettrica. Per merito prima dell'italiano Pacinotti poi del francese Gramme nacque così la dinamo che aveva due importanti, preziose capacità. Se la si faceva girare velocemente, per esempio con la forza dell'acqua di una cascata, essa produceva elettricità. Se invece le si forniva elettricità, essa si metteva a girare velocemente: diventava cioè un motore, capace di fare un lavoro. Ma di macchine elettriche, attraverso gli anni, ne sono nate moltissime altre. Ciò che è importante ricordare è la possibilità di fare lavorare queste macchine ovunque si voglia. La corrente elettrica infatti si può portare alle distanze più grandi, mentre quando si lavorava con la forza del vapore tutte le grandi industrie dovevano essere vicine alla miniera di carbone. Così erano sorte tristi e nere città (si pensi a certi racconti dell'Ottocento inglese, a Dickens per esempio che immortalò la Londra dell'Ottocento) dove si viveva in modo angusto e difficile. A questo punto l'uomo poteva quasi dirsi soddisfatto. Tutti i pesanti lavori che prima doveva compiere con i suoi muscoli o che non avrebbe mai potuto eseguire perché troppo gravosi per lui, poteva farli svolgere da tre "forze" che il suo ingegno aveva reso schiave: la forza del vapore, quella dell'esplosione e quella dell'elettricità.