Il Podestà che salvò gli ebrei
[14 aprile 2014]
Le manifestazioni organizzate nel corso del 2014 per celebrare il bicentenario del Liceo-Convitto “Melchiorre Delfico” si sono abbinate con l'iniziativa ministeriale “I giovani incontrano la Shoah”. Dopo l'incontro dello scorso gennaio per la “Giornata della Memoria” con l'ebrea triestina Licia Cannarutto e l'incontro di febbraio con la scrittrice Edith Bruck, sabato 5 aprile è stata la volta di “Shoah memoria d'Europa” che ha visto l'incontro con lo studioso, scrittore ed editore della casa La Giuntina di Firenze Daniel Vogelmann, il quale ha ricordato agli alunni della Delfico la dolorosa esperienza di deportazione vissuta dalla propria famiglia. Come sottolineato dalla Dirigente del Liceo-Ginnasio “M. Delfico, prof.ssa Loredana Di Giampaolo, scopo delle iniziative è quello di “Promuovere la coscienza civile dei nostri ragazzi in una formazione permanente alla cittadinanza, alla solidarietà e alla tolleranza”.
Nel pomeriggio della stessa giornata si è invece tenuta presso la Sala Consiliare del Comune di Teramo la manifestazione intitolata “Umberto Adamoli. Il Podestà che salvò gli ebrei”, sempre alla presenza del dottor Vogelmann. L'incontro è stato aperto dal sindaco Maurizio Brucchi, ed ha visto la partecipazione della stessa prof.ssa Di Giampaolo, della prof.ssa Maria Vernisi, Coordinatrice del Dipartimento di Storia e Filosofia del Liceo, e del prof. Roberto Ricci, Docente di Storia e Filosofia nello stesso Liceo.
La scoperta della figura dell'ultimo podestà di Teramo è dovuta al prof. Sandro Melarangelo, attento ed illuminato studioso di storia teramana; questi, coadiuvato dal prof. Roberto Ricci, ha inteso approfondire lo studio documentale dell'esperienza vissuta nel corso dell'occupazione nazista a Teramo (1943-1944) da Umberto Adamoli (1878-1962) il quale salvò dalla deportazione un gruppo di ebrei giunti a Teramo, molti dei quali in fuga da Trieste dopo l'8 settembre. Questa scoperta è stata in parte legata anche allo sciagurato episodio di negazionismo verificatosi qualche anno fa a Teramo: fu proprio in quella occasione che il prof. Melarangelo volle sottolineare l'esempio di generosità e di solidarietà offerto dal popolo teramano nei confronti degli ebrei internati nei campi di concentramento della città e della provincia, ricordando quindi la vicenda di quel gruppo di ebrei fuggiaschi.
Quella di Umberto Adamoli fu una figura atipica di fascista: vecchio militare della grande guerra, decorato con medaglia d'argento, imbevuto degli ideali del risorgimento italiano, si ispirò sempre all'etica di una guerra cavalleresca, aliena dall'odio indiscriminato nei confronti del nemico. Nella tragedia subita dalla popolazione ebraica egli rivelò la saldezza morale per anteporre i propri principi alla discriminazione imperante in seguito alla promulgazione delle leggi razziali italiane nel 1938.
Dopo l'arrivo a Teramo del gruppo di ebrei, in buona parte triestini imparentati tra di loro, nell'imminenza del rastrellamento eseguito dai tedeschi nei primi giorni del dicembre 1943, questi furono tempestivamente invitati in forma anonima ad allontanarsi dalla città dal podestà Adamoli, il quale offrì loro protezione ed assistenza, nei limiti del possibile. Quando la città venne successivamente liberata nel giugno 1944 lo stesso Adamoli, essendo un fascista, non potette sottrarsi all'arresto (rimase detenuto per una decina di giorni) e alla successiva procedura di epurazione, che veniva intrapresa a carico dei “fascisti politicamente pericolosi”. Furono i capi-famiglia di questo gruppo di ebrei (italiani e francesi) che vollero tributare il riconoscimento per l'aiuto ricevuto dal podestà di Teramo, sottoscrivendo una dichiarazione nella quale venne sottolineata la “profonda gratitudine per aver salvato noi le nostre famiglie e tanti altri correligionari” “Voi, Podestà di Teramo, eludendo la vigilanza teutonica e fascista, ci avete avvisati tempestivamente del pericolo che incombeva sulle nostre teste raccomandandoci paternamente di allontanarci da Teramo o di rifugiarci presso quelle famiglie, fortunatamente numerose, non contaminate dal virus della peste nazista e ci assicuravate ogni qualsiasi aiuto. E' pure a nostra conoscenza che durante il terrorismo teutonico vi siete reso benemerito della popolazione teramana e sappiamo anche che di concerto col Comandante del Campo di Concentramento istituito dalle belve tedesche per sfogare il veleno che hanno sempre in corpo, somministravate tra l'altro agli internati, ricorrendo ad un abile stratagemma, doppia razione di cibo”.
Il legame che unì l'Adamoli al gruppo di ebrei non si limitò agli stretti eventi che si verificarono a Teramo tra il 1943-1944, ma con alcuni di essi si protrasse negli anni successivi con uno scambio di corrispondenza tra Teramo e Parigi, città nella quale fecero ritorno quelli di nazionalità francese. Nell'imminenza del rientro in Francia Vitalio Behar rivolgendosi ad Adamoli come “vostro amico”, sottolineò la “umanissima e fraterna opera che avete fatto mentre nostro soggiorno in Teramo [che] non dimenticheremo mai”. In occasione del capodanno 1950 Oscar, Enrica ed Alberto Roditi, famiglia di commercianti parigini, lo mettono al corrente delle loro vicende familiari, ricordandogli di “essere sempre con il cuore a Teramo”.
Scopo delle iniziative legate ad Umberto Adamoli è la richiesta dell'inserimento del suo nome nell'elenco dei “Giusti tra la Nazioni”. L'elenco è presente nel Giardino dei Giusti presso il museo Yad Vashem di Gerusalemme. Ad ogni “Giusto” viene dedicata anche la piantumazione di un albero, pratica che esprime il desiderio della riconoscenza eterna per una persona cara, e perché, come recita il Talmud, “Chi salva una vita, salva il mondo intero”.
Seguono i testi delle lettere indirizzate dagli ebrei a Umberto Adamoli:
[22 novembre 1945]
Egregio
Signor Umberto Adamoli
Teramo
Dopo di aver passato un viaggio molto perribile siamo arrivati a Nizza in perfetta salute domani partiamo per Parigi. Spero che tutti a casa vi trovate beni appena arriveremo a Parigi Vi scriviamo senza altro per darvi di nostre notizie.
Colgo l'occasione di porgervi nostri più distinti saluti assiemi a mia mogli alla vostra signora e a vostra cugina.
Vostro amico V. Behar
Parigi il 26/2/1946
Signor
Adamoli Umberto
Ho ricevuto la vostra lettera del 11 corrente e sono lieto di sapere di vostre buone notizie.
Mi dispiace assai che non avete ricevuto mie due lettere di Parigi niente altro che solo una cartolina di Nizza, mi meraviglio come e possibile che sono andate perdute.
Vi ringrazio per vostri amichevoli espressione a nostro riguardo siate sicuro che e reciprocamente, concerne a quello che mi domandate, momentaneamente per non lasciarvi senza risposta, vi mando questa cartolina informandovi che purtroppo dache un mese mi trovo al letto soffrendo, e oggi per la prima volta mi sono alzato, tuttavia non appena usciro in piazza faro lo necessario si possibile.
Vostra umanissima e fraterna opera che avete fatto mentre nostro soggiorno in Teramo no dimenticheremo mai, non mi dilungo di più con la presente. Vi esprimo a Voi e anche a nome di mia moglie i più vivi cordiali saluti.
Vitalio Behar
[19 dicembre 1947]
Honorevole Signore tante buone cose per Natale e sinceri auguri per l'anno nuovo a Lei e ai suoi cari.
Noi stiamo tutti bene. Vi speriamo tutti in ottima salute.
Oscar Roditi
Enrica Roditi
Alberto Roditi
Oscar Roditi
155 av. Neully (Seine) 1°.1.1950
Signor Adamoli Podestà di Teramo
Egregio Signor Podestà,
tutti e tre vi auguriamo a voi e alla vostra signora tante buone cose per l'anno nuovo che comincia.
Gli affari sono buoni (commercio di Spizzieri), basta per campare, per vestire e per educare Alberto non chiediamo di più.
Alberto è adesso alto quanto me. Va a scuola ogni giorno apprende radio, televisione, matematiche, e fra i più bravi dei suoi condiscepoli. Fra poco anche lui potrà guadagnare denari quale sotto ingegnere.
Vedo di rado il signor Isac Pappo e sua moglie. Mi disse una volta che gli dispiaceva non saper scrivere Italiano. Per questa raggione non vi a mai scritto.
Non incontro mai nessun altro Pappo, né il S.r Behar.
Speriamo che siete tutti bene di salute.
Gradite Signor Podestà i nostri ossequi.
Oscar Roditi
Enrica Roditi
Alberto Roditi
Siamo sempre di cuore a Teramo.
Umberto Adamoli (1878-1962)