a cura di Federico Adamoli


Lettera di Garibaldi da casa Adamoli a Besozzo (1859)
[20 febbraio 2014]

    Sul sito www3.varesenews.it è presente (dal 2007) un contributo centrato su tre lettere scritte da Giuseppe Garibaldi nel maggio 1859, e relative alla liberazione del varesotto dagli austriaci, avvenuta nella primavera di quell'anno. Tali lettere appartengono a Mario Colombo, il quale ne venne in possesso quando viveva in Egitto, negli anni 50 del Novecento, e facevano parte di una collezione del re Faruk, il quale fu deposto nel 1952, quando ci fu la rivoluzione nazionalista di Nasser, nel corso della quale vennero saccheggiate le case di tanti italiane. Al Cairo visse anche Giulio Adamoli, e qui vi morì nel 1926. E' verosimile ritenere che almeno la prima di queste lettere sia appartenuta proprio a lui, dato che fu scritta da Besozzo, paese di origine di Giulio, la cui casa ospitò il generale Garibaldi.
     Nel libro di memorie "Da S. Martino a Mentana" (cap. III), Giulio racconta la circostanza in cui conobbe personalmente Garibaldi, il 21 dicembre 1859, nella villa del Marchese Raimondi, a Fino, nelle vicinanze di Como: "Garibaldi giaceva in letto per una scorticatura alla gamba, cagionatagli dallo avere violentemente urtato contro un albero, montando a cavallo, per diporto, nella foresta. Un suo intimo e mio conterraneo, Felice Origoni, ci annunciò e c'introdusse. Per quanto io fossi preparato, la emozione, che provai alla presenza di quell'uomo, mi riescì profondissima: il fascino della sua voce mi vinse addirittura; l'abbraccio ch'egli mi diede, mi fece suo. Ci accolse con familiare cordialità, facendo particolarmente a mio padre [Domenico] una gran festa, e rammentando con semplicità carezzevole i servigi, che egli aveva reso ai Cacciatori delle Alpi quando si aggiravano fra il lago Maggiore e Varese".
     Una visita di Garibaldi in casa Adamoli è documentata nello stesso libro (cap. V), e risale al 28 maggio 1862, in occasione della visita fatta dal generale in Lombardia: “Il generale Garibaldi fu nostro ospite a Varese e a Besozzo. Domenico (mio padre), in occasione dell'arrivo di Garibaldi, ardì proporre di alloggiarlo in casa. E Garibaldi, al suo segretario Bellazzi, che lungo la via da Como a Varese gli diceva delle due offerte avute e dall'Adamoli e dal municipio, rispose: 'Andrò dal mio buon amico Adamoli'. [...] La emozione che provai è indescrivibile".
    Questo è il testo delle tre lettere di Giuseppe Garibaldi del 1859:


    Besozzo 24 Maggio 1859

    Caro Bixio,
    In caso non attacchiate Laveno questa notte ritiratevi a Gavirate, perché siamo minacciati noi stessi in Varese. Borelli mi ha informato che fin alla una pomeridiana Urban sta accantonando uomini in Camerlate per attaccare Varese. In ogni modo inculcate alle popolazioni esser necessario tener Laveno chiusa ermeticamente. Circa ai cavalli, dovrete voi stesso requisire e far riposare quelli delle nostre guide. Che si dia da mangiare ai cavalli e non galoppino inutilmente.
    In caso udiste fuoco vivo a Varese, venite anche senza essere chiamato.

    V.ro G. Garibaldi

* * *

    Gavirate 24 Maggio 59

    Caro Nino
    Sono del vostro parere; penso dovrei attaccare Laveno questa notte stessa 24-25. Vi mando i carabinieri. Avete nelle vicinanze di Laveno tutta quella gente che ha lavorato alle fortificazioni e che vi può dare ogni ragguaglio.
    "Avete forse bisogno di [...] e scale? Approfittate della buona volontà degli abitanti per qualunque cosa, anche per attaccare il forte, sembrandomi essi pieni di entusiasmo. In cosa poi aveste bisogno che io vi sostenessi colla brigata; avvisatemi subito. Circa il vicerè, requisiteli dai Municipi".

    G. Garibaldi

* * *

    Biagio Viganotti
    presso Casa Visconti
    Castelletto

    Borgomanero Maggio 1859

    Carissimo Viganotti
    Il latore della presente è il Comandante Simonetta delle nostre Guide. Vi prego di aiutare a trovargli delle barche da tenere nascoste presso le rogge, in oltre aiutate Simonetta a mettere in movimento tutti gli animi sulla riva destra del Ticino da Varallo Pombia fino all'altezza di Somma, ed eccitandoli ad aiutarlo per tutto quello che necessita.

    G. Garibaldi







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