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a cura di Federico Adamoli

Carlo Eugeni e la storia dello sport teramano


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     Dal sito di Fausto emerge che gli accademisti in USA, anche a livello di contatto con le ragazze americane vennero molto ricercati. Furono organizzate delle feste dalle migliori famiglie italiane in America, molto ricche. Tutto ben organizzato per accogliere nel migliore dei modi questi quaranta giovani provenienti da tutte le parti d'Italia. Mio padre appare in quelle foto con capelli tirati con brillantina, alla Rodolfo Valentino e baffetti alla Douglas Fairbanks, come era allora costume. Ma principalmente quello che loro hanno vissuto - mio padre questo mi raccontava – è stato il vedere da vicino una brillante democrazia, ed allora in America loro hanno potuto osservare qualcosa che in Italia non c'era, provenendo da un paese dove c'era la dittatura, sia pure in quel momento forse non ancora brutta come nell'ultimo periodo, ma comunque pur sempre una dittatura. E di questa democrazia videro anche la parte negativa, perché nel 1929 a livello internazionale c'era stato un crac simile a quello che stiamo vivendo noi oggi. Il crac del 1929 fu terribile: pensate che persone, che si erano male abituate ad avere soldi a palate, senza capire forse neanche il perché, per avventure economiche andate bene, si trovarono di colpo il nulla. Precipitavano come mosche dai grattacieli, per la situazione. E' chiaro che nel 1931 non c'era più il volo dai grattacieli, però c'erano le conseguenze di questa depressione paurosa. Per cui mio padre mi raccontava delle enormi e lunghe file di persone, per chilometri, per prendere un piatto di minestra. Diciamo che la società americana forse è stata sempre un po' così, divisa in due grandi classi: chi aveva troppo e chi non aveva nulla. Anche questi effetti furono formativi allora per un ventenne, come lui allora era. Questi accademisti che avevano un età tra i 19 e i 20 anni hanno fatto in effetti una esperienza notevole, incredibile.