Per l'occasione voglio riferire una cosa: adesso, dieci minuti fa, mi è arrivata una telefonata di un carissimo amico, Domenico Spinucci, mio allenatore nelle Fiamme Gialle, al quale ho detto di questa cerimonia. E' stato un atleta che studiava a Teramo, ed alloggiava nell'orfanotrofio Savini; il professor Pellegrini è stato suo allenatore e lo ha valorizzato come cestista.
(Roberto Almonti) Antonio Di Michele, che è stato primatista della velocità, nei 100 e 200 metri.
(Antonio Di Michele) Buonasera a tutti. Forse io non ho i titoli di coloro che mi hanno preceduto negli interventi, e quindi mi limiterò a ricordare poche cose, che per me però sono state molto significative. Io lo ricordo come un uomo di altri tempi, un uomo burbero, un uomo che a prima vista comunicava poco con l'allievo. Però aveva rispetto dello stesso, tant'è che riusciva a valorizzare, qualora si impegnavano, anche i meno bravi. E questo secondo me è un buon ricordo.
Un'altra cosa da rilevare, ed a questo ci tengo: era un uomo con le sue idee, ed oggi purtroppo se ne vedono poche di persone che hanno delle idee. Aveva un rigore morale assoluto. Nella nostra società sportiva ci furono degli episodi, che non racconterò ovviamente, ma che per l'epoca non furono molto dignitosi: provvide con immediatezza a riportare in quella società l'ordine e la moralità. A me, che all'epoca ero un ragazzo di 15-16 anni - parlo del 1963 - queste cose mi hanno lasciato il segno, e me le sono portate fino ad oggi, come esempio di vita, di una condotta di vita ideale, rispettosa verso la propria persona, rispettosa verso me stesso e la mia famiglia.
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