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a cura di Federico Adamoli

Carlo Eugeni e la storia dello sport teramano


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     Il professor D'Alessandro ed il professor Eugeni - stando alle cronache - si occupavano pressoché di ogni tipo di sport. Con una piccola differenza: il professor Eugeni, da quel che mi risulta, ha sempre snobbato il calcio, forse perché ne aveva anticipato, preconizzato l'involuzione che sarebbe seguita, diventando da sport uno spettacolo. Invece il professor D'Alessandro non disdegnò il calcio, pur mancando il grande appuntamento, non riuscendo a capirlo fino in fondo. Quando nel 1913 sentì parlare di calcio, di football, si fece arrivare, come ho riportato anche nel mio libro di storia del calcio teramano, un pallone da Pezzarossa di Bari, perché voleva capire che cosa significasse correre dietro ad un pallone. Cercò anche lui di essere un organizzatore, ma lasciò stare. Se avesse colto quel primo appuntamento, avremmo avuto il calcio teramano nato una decina di anni prima.
     Quindi, ecco il quarto termine: la curiosità, che è la base di ogni sistema di vita, perché spinge alla ricerca. Ha accomunato il professor Eugeni ed il professor D'Alessandro questa capacità di voler ricercare, di voler quindi studiare, di voler essere non soltanto dei praticanti, ma anche dei teorici dello sport. Questo ha fatto sì che avessero tutti e due una capacità che non ho trovato in altri, e lo dico con estrema franchezza, una grande capacità organizzativa, perché sono stati due ottimi organizzatori.
     Almonti mi chiedeva: ma dopo? No, non c'è più spazio per altri D'Alessandro o per altri Eugeni nella nostra società, perché si è troppo modificata. Pensate a quanta importanza avesse a quei tempi la gara di atletica tra gli istituti cittadini, con gli sfottò per il corso tra gli studenti. Vi ricordate? Poi d'improvviso non ebbe più senso. E oggi noi ci troviamo – scusate, sono polemico - due scheletri, come il Campo Scuola ed il vecchio Campo Sportivo Comunale, e siamo persino desiderosi di ammazzarli ancora di più questi due scheletri, perché immaginiamo e progettiamo di occupare gli spazi con edifici destinati alla speculazione edilizia. Ditemi voi se in questo tipo di società vi può essere ancora spazio per persone come Eugeni e D'Alessandro, che hanno fatto dello sport la loro ragione di vita.