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Nel primo contributo dedicato alle piccole ed amene notizie del passato di Silvi ho voluto proporre i contenuti di un grazioso articoletto che, nella sua sinteticità, illustrava quella che era la realtà turistica di un piccolo paese del litorale abruzzese di fine ottocento. Il cronista del “Corriere Abruzzese” (siamo precisamente nel 1887) nel descrivere le qualità di Silvi annunciava l'inaugurazione della stagione balneare, con una festa danzante prevista per la sera del 24 luglio.
Il periodico teramano pubblica puntualmente il resoconto di queste serate mondane, e gli articoli sono scritti con uno stile che comunica al lettore il clima di svago e di amenità che caratterizza il periodo delle vacanze estive: il cronista si sforza di persuadere i suoi lettori “che si possa con questa stagione calda, soffocante, ballare per sei lunghe ore senza risentirne il più lieve disturbo, senza mostrare noia, stanchezza e simili, in grazia del caldo stesso. Ma come volete che sia altrimenti, quando vedete da una parte una eletta schiera di forme attraenti, di bellezze giunoniche, di pupille, che hanno un sorriso come il tremulo lampo di stella notturna sulla terra, placida e tranquilla onda di vago ruscelletto, e dall'altra un bel gruppo di giovanotti e di ballerini dall'età discutibile, che divorano cogli occhi queste sirene allettatrici”.
Il cronista dell'epoca si dichiara sinceramente ammirato della serata trascorsa al Club Marina tra valzer e polke “con tempo e moto vertigionosi”, infiora ulteriormente il suo linguaggio tra ripetitività e leziosismi, e sconfina financo in alcune citazioni colte, scomodando Platone: “Se il bello, come dice Platone, è lo splendore del vero e del buono, io non credo che una miriade di belle figlie del creato non debba produrre cotanto splendore e farei sentire veramente il bisogno di ammirarle e in una maniera da restarne l'impressione dell'animo per un tempo indefinito”.
“Nous avons dansè comme des perdus” esclama, alle prime ore del mattino, uno dei partecipanti al lungo veglione notturno.
Sarà interessante scoprire coloro che componevano questa mondanità locale, compiendo un excursus sui personaggi che intervenivano a tali serate danzanti, alle quali partecipavano circa un centinaio di persone, il fior fiore dei bagnanti e villeggianti di Castellamare Adriatico e di Rosburgo, a dimostrazione del richiamo che esercitava la spiaggia silvarola già a fine ottocento.
Federico Adamoli
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