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Tra gli spettacoli che nell'ottocento offrivano grande divertimento tra la popolazione, avevano un grande risalto gli spettacoli aeronauti, cioè le evoluzioni eseguite dalle mongolfiere, i palloni gonfiati ad aria calda che in Europa volavano con l'equipaggio già dal 1783. A Teramo intorno al 1870 acquistò grande rinomanza il nome del celebre Blondeau, che giunse in quegli anni in Abruzzo per compiere le sue ascensioni, accompagnate da una serie di audacissimi evoluzioni ginniche, che lasciavano nella gente una impressione vivissima. Di origine belga, nato nel 1834, Henri Blondeau rimase orfano del padre a 13 anni e per procurarsi da vivere entrò a far parte di una compagnia di acrobati, ma presto si appassionò ai palloni aerostatici ed intraprese una carriera di acrobata. Definito aeronauta, ginnasta, acrobata, comico e musicante, con i suoi spettacoli appassionò le folle di Francia, Spagna ed Italia, dove l'eclettico belga si stabilì nel 1861. Nel solo Abruzzo Blondeau compì decine di ascensioni.
Nel 1878 il periodico teramano Corriere Abruzzese dà notizia del possibile ritorno di Blondeau in città per le feste di settembre, e ricorda il panico che produsse la sua esibizione tra la cittadinanza, citando un drammatico episodio che accadde durante una delle sue performances, che Blondeau compiva fissando nella parte bassa della mongolfiera un trapezio sul quale eseguiva numerosi e spericolati esercizi di ginnastica.
Accadde che nel momento in cui vennero tagliate le corde che mantenevano al suolo la mongolfiera, con grande orrore si vede uno degli uomini che impugnava le corde rimanere con un piede incastrato nella fune, con la conseguenza di essere trascinato in alto insieme al pallone aerostatico, agitando la gamba che era rimasta libera. La corda stessa distava circa due metri dal trapezio sul quale si sarebbe esibito Blondeau, il quale intimò all'uomo di rimanere fermo, mentre il pallone continuava la sua ascesa e diventando solo un puntino nero per gli spettatori a terra, che si affannavano a seguire la corsa del pallone sospinto dal vento.
Ecco che ad un certo punto la folla scorge quel puntino che via via si fa più grande, e per un po' rimane sbigottita e silenziosa, nell'incertezza se la discesa fosse della mongolfiera o dell'uomo che precipitava a terra; finalmente si scorse Blondeau in piedi sul suo trapezio che manteneva fermo sulle sue robuste spalle l'operaio salvato, il quale a sua volta si manteneva fermo con le mani e con i piedi alla corda del trapezio. Fu lo stesso Blondeau a raccontare alla folla esultante il salvataggio: “mi posi diritto sul trapezio e pian piano col capo sotto le reni; fortunatamente il mio collo è ben saldo...”, e rivolgendosi al malcapitato lo esortava: “Fissate gli occhi sul pallone, ed io rispondo di voi... Deh non liberare il vostro piede ché altrimenti saremmo perduti!”, intimandolo fermamente ad interrompere il movimento con il quale egli tentava istintivamente di liberare il piede.
La mongolfiera era stata gonfiata per alzarsi di circa 2.000 metri, ma con il peso dell'uomo in più l'ascesa si era interrotta ai 200 metri. Blondeau diede delle forti scosse alla mongolfiera per farla discenderla prontamente, anche perché la presa del malcapitato diventava sempre più affannosa. Infine egli potette dirigere il pallone nel punto desiderato e trarre in salvo l'operaio. L'aneddoto descritto dal Corriere era diventato molto noto, e quando ci si imbatteva in qualche mongolfiera, il drammatico episodio veniva ricordato.
Altro drammatico episodio è quello che si verificò mentre eseguiva gli esercizi sul trapezio della sua mongolfiera: a 200 metri dal suolo, compiendo delle evoluzionni audacissime a testa all'indietro, i piedi gli scivolarono dall'attrezzo, precipitando al suolo. Mentre la folla con orrore vedeva compiersi la tragedia, l'acrobata a pochi metri da terra miracolosamente riuscì ad aggrapparsi ad una fune che serviva a reggere il pallone, salvandosi.
Nel settembre del 1890 il Corriere torna nuovamente ad occuparsi dell'aeronauta-ginnasta, ma questa volta per annunciare ai lettori teramani la tragica morte del “Povero Blondeau!” avvenuta in Sicilia. L'aeronauta-ginnasta venne chiamato a Ragusa per offrire al pubblico intervenuto nella festa patronale l'emozione delle sue audaci evoluzioni sul trapezio. Le condizioni ambientali non erano affatto favorevoli a causa del forte vento che costrinsero al rinvio dello spettacolo. Anche nella seconda occasione però Blondeau ritenne doversi rinviare nuovamente lo spettacolo, perché intuì che il vento costituiva un pericolo per l'ascensione. La minaccia del nuovo rinvio però indispettì gli spettatori che erano giunti ancora più numerosi della prima vota; la folla, tra urla e proteste, ed imprecazioni rivolte a Blondeau (“Camorrista!”), reclamarono l'esibizione. Persino le autorità, il sindaco, le guardie municipali ed i carabinieri appoggiarono le rimostranze, invitarono, quasi costrinseno Blondeau ad esibirsi sotto gli occhi preoccupati della moglie italiana (incinta) e della figlia. La tragedia si consumò repentinamente: la mongolfiera, appena alzatasi, venne sospinta dal vento forte contro i monti ragusani chiamati di Capru d'oro. Blondeau cadde e spirò nel giro di poche ore.
Il cronista del “Corriere di Catania” nell'articolo che annunciava la morte dell'eclettico 56enne, richiamò energicamente alle proprie responsabilità le autorità municipali che avevano indotto l'acrobata ad esibirsi in condizioni di estrema pericolosità. Il Municipio di Ragusa, da parte sua, pose una lapide in memoria del “coraggioso aeronauta vittima della sua audacia dopo 114 meravigliose ascensioni”. In realtà però veniva riferito che egli nella sua carriera durata 35 anni compì un migliaio di ascensioni, e costruì 16 palloni, di cui 5 a gas ed 11 mongolfiere. Il suo nome venne accostato a quello dei più celebrati acrobati, quali Croce, Spinelli, Roman, Theodor.
Federico Adamoli
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