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In Vaticano

      Raffaello continuò poi i suoi immortali lavori al Vaticano e dipinse innanzi tutto la volta, poi il Discacciamento di Eliodoro dal tempio, quindi il Miracolo di Bolsena, che, secondo l'iscrizione che vi legge, fu terminato vivente ancora Giulio II (1512). Questo fresco rispetto al colorito è il più eccellente di tutta la serie, e si vede che Raffaello cercò in esso appropriarsi la pittoresca e larga maniera di Giorgione. Oltre ciò, è il più conservato, e la freschezza dei colori vi risalta meglio che in ogni altro. Gli altri freschi rappresentano la Scarcerazione di san Pietro, primo lavoro condotto sotto Leone X nel 1514, ed uno de' primi effetti a lume di notte tentati da pennello italiano, e la Venuta d'Attila a Roma.
      In quel medesimo tempo fece per Napoli la celebre Madonna detta del Pesce, che oggi si conserva nell'Escuriale in Ispagna. Per un tempo ornò il Museo di Parigi, dove dall'asse fu trasportata in tela. È tutta di mano di Raffaello ed una delle più belle cose sue. Per Leonello da Carpi, signore di Meldola, fece una Madonna, leggiadrissima, che adora a mani giunte il Figliuolo che le siede sulle gambe, con san Giovanni, sant'Elisabetta e san Giuseppe.
      Credesi che questa Sacra Famiglia sia quella che oggi si conserva nella galleria imperiale di Pietroborgo, ove pervenne probabilmente dalla galleria di Malmaison. Se ne trova una simile a Napoli nel Museo nazionale, la quale è creduta da alcuni una replica di Raffaello, e da altri una bellissima copia di Giulio Romano. Appresso fece pel cardinale Pucci quella maravigliosa Santa Cecilia, che fu trasportata nel 1796 a Parigi, ove venne levata dalla tavola e posta sopra la tela.
      Nel 1815 fu restituita a Bologna ed orna oggi la pinacoteca di quella città. Fece ancora un bellissimo quadretto di figure piccole con un Cristo a uso di Giove in cielo e intorno i quattro Evangelisti, come li descrive Ezechiele, con un paesino sotto figurato per la terra; esso adorna oggi la galleria Pitti, ed era in Firenze già sin dal 1589.