In Verona
Pei conti di Canossa in Verona condusse una Natività di Cristo bellissima, con un'aurora molto lodata, la quale nel 1829 era nella collezione del conte Francesco di Thum e Valsassina in Vienna, e come dai conti di Canossa pervenisse in possesso di questo signore, è narrato minutamente a pag. 158-159 in nota della Storia di Raffaello del Quatremere, traduzione del Longhena. Taddeo Zuccheri fece una copia di questo quadro per Guidobaldo duca d'Urbino. Il Passavant per contro dice (II, 395) che se questo quadro non è il Riposo in Egitto che conservasi nella galleria di Belvedere a Vienna, devesi credere smarrito.
Fece quindi il ritratto di Bindo Altoviti, riputato pel colorito il migliore di tutti i ritratti dipinti da Raffaello, il quale dal 1808 in poi sta nella galleria di Monaco e fu inciso per isbaglio dal Morghen qual ritratto di Raffaello. Similmente mandò a Firenze una Madonna con sant'Elisabetta che le porge il divino Infante, con un casamento ove ba fiuto una finestra impannata che fa lume alla stanza ove sono le figure, di che la denominazione di Madonna dell'Impannata data a questo quadro, che oggi si conserva nella galleria Pitti.
Fece in Roma un quadro di buona grandezza, nel quale ritrasse papa Leone, il cardinale Giulio de Medici e il cardinale de Rossi, nel quale i velluti, i damaschi, gli ori, le sete, ecc. pajono non dipinti ma veri; oggi si ammira nella galleria dei Pitti, e Samuele Jesi ne fece egregiamente un'incisione su foglio.
Fece anche i ritratti di Lorenzo e Giuliano de' Medici, i quali non puossi indicar con certezza ove si trovino. Il ritratto così detto della Fornarina, donna amata da Raffaello, che trovasi nella Tribuna della galleria di Firenze, di cui si fecero tante copie ed incisioni, è bensì di mano di Raffaello, ma secondo il Passavant ed il Rosini (Storia della pittura italiana, VII, 252) esso rappresenta una Beatrice Ferrarese.
Fece poi Raffaello pel monastero de' monaci di Monte Oliveto di Palermo Santa Maria dello Spasimo una tavola d'un Cristo che va al Calvario cascato in terra sotto il peso della croce, con le Marie, coi carnefici ed altre figure bellissime tutte, tavola che naufragò, al dir del Vasari, e fu salvata per miracolo a Genova, ove portaronla i flutti. Questa mirabile pittura, nota sotto il nome dello Spasimo di Sicilia, fu da Filippo IV fatta togliere segretamente da Palermo e trasportare in Ispagna, compensando della perdita la badia con una rendita di circa 6000 lire. Condotta poi a Parigi nel 1810 dalle vicende della guerra, venne tolta dalla tavola e trasportata in tela, e nel 1816 tornò in Ispagna ad ornare la galleria reale di Madrid.
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