Le storie dell'Antico e Nuovo Testamento
Mentre Raffaello lavorava tutte queste opere, va disegnando, facendoli colorire in gran parte dai suoi allievi, nella così detta Torre dei Borgia in Vaticano, l'Incendio di Borgo Vecchio in Roma, la Vittoria sui Saraceni ad Ostia, l'Incoronazione di Carlo Magno e la Giustificazione di Leone III, e perché la volta di quella camera era dipinta dal Perugino, Raffaello non la volle guastare per la memoria sua e per l'affezione che gli portava. Nella loggia di Bramante nel cortile detto di San Da maso, oltre averla continuata dopo la morte dell'architetto, Raffaello fece cinquantadue storie dell'Antico e Nuovo Testamento, dette comunemente la Bibbia di Raffaello.
Le circondò con grottesche di soggetti mitologici, quasi volesse far risaltare Ustoria delle cose divine dal fondo delle religioni pagane.
Pei Benedettini di San Sisto in Piacenza dipinse la famosa Madonna detta di San Sisto, tutta di sua mano, che essendo sulla tela, credesi pel barone di Rumohr, fosse da principio destinata per un drappellone o stendardo da chiesa per le processioni. Questo stupendo quadro, comperato nello scorso secolo da Augusto III re di Polonia per 118,000 lire, forma al presente il giojello della galleria di Dresda. Pel re di Francia condusse un San Michele che combatte il dragone, il quale, trasportato in tela, si conserva nel Museo di Parigi.
Appresso Agostino Chigi summeutovato, amico suo dilettissimo, fece dipingere da Raffaello (nel palazzo stesso alla Lungara, ove è dipinta la Galateo, e che per essere stata comprata nel 1580 dal cardinale Farnese prese il nome di Farnesina) altri freschi rappresentanti molte storie mitologiche, fra le altre Nozze di Psiche e il Concilio degli Dei nella volta. Giulio Romano e Francesco Penni ebbero grandissima parte nell'esecuzione di questi freschi, i quali furono poi restaurati da Carlo Maratta ed incisi da G. Schubert Nella cappella dello stesso Chigi in Santa Maria del Popolo disegnò i Pianeti coli Eterno Fattore e gli angeli, eseguiti in mosaici, stati egregiamente intagliati da Lodovico Gruner, con dotte illustrazioni di Antonio Grifi (Roma 1839).
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