Della vita e delle opere di Pompeo Gherardi
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Vicino ad essa è S. Agostino altro celebre convcrtito alla lede di Cristo.
In mezzo a qneste grandi figure della Chiesa, e Santa Cecilia clic come rapita in un' estasi, ascolta le celesti armonie temprate dai sei angeli che si veggono nel ciclo a-pcrto. Ella palpita per un santo entusiasmo, e sembra clic 1'anima l'abbandoni, mentre l'organo le cade di mano, e sparsi in terra si veggono istrumcnli musicali, ivi mirabilmente dipinti da Giovanni da Udine.
È la bellezza dello stile, la profonda espressione delle teste paradisiache, la ricchezza e la forza del colorito che fanno di questa tavola un iucomparabile capolavoro. Se l'Assunta del Tiziano eccita una pietosa allegrezza; il S. Gi. rolamo del Correggio una felicità sovrumana ; la Santa Cecilia ci trasporta senza meno verso le divine regioni. Così ne scrisse il Vasari : « le altre pitture, pitture nominar si » possono ; ma queste di Raffaello cose vive, perche trema » la carne, vedesi lo spirilo, battono i sensi alle figure sue, » e vivacità viva vi si scorge. » E pure Ja modestia dell'Urbinate era tanta, che mandato questo quadro in Bologna a Francesco Raibolini, detto il Francia, amicissimo suo, gli scriveva pregandolo perchè il riponesse ncll' altare destinatogli, e conoscendoci alcun errore, lo correggesse.
La tavola della Santa Cecilia, oltre al dimostrare, come Raffaello fosse sommo compositore e grande coloritore, dice chiaro come nessuno possa stargli a confronto per ciò si riferisce alle scene d'azione, di passione, di movimento; come nessuno seppe mai al paro del Sanzio trattar soggetti, senza soggetto propriamente detto, ne' quali diverse ligure aggruppate, per niiui' altra ragione si trovano insieme se non per il capriccio di quei devoti clic tratti da particolar devozione per un certo numero di Santi, volevano vederli riuniti, non badando se la storia lo comportasse.
Fu la Santa Cecilia collocata nell' altare di detta Cappella 1' anno 1517. Nel 1798 i Francesi la rapirono e la collocarono nel Museo Napoleone (soliti furti pei quali, insieme a vendite vergognose per la misera Italia, si arricchirono
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